La consueta brigata di amici (Carangelo, Plantamura e Puppi) si è ritrovata in una ancora fresca ma soleggiata giornata di marzo per fare un giro nel basso Piemonte, in provincia di Alessandria

Probabilmente pochi conoscono un bellissimo complesso che sorge in mezzo alla campagna, vicino alle distese dove Napoleone ha combattuto la nota battaglia di Marengo (14 giugno 1800)

Siamo infatti a Bosco, che solo dopo la battaglia ha aggiunto il suffisso Marengo, dove sorge un inatteso complesso: chiesa e convento datati fine 1500

Comunque, per prepararci bene alla visita, ci incontriamo prima per prendere un caffè, e poi pranziamo alla Locanda dell’Olmo, proprio sulla piazza centrale, dove appuriamo che l’olmo è l’albero più diffuso in questa zona

Dopo un buon pranzo e molte chiacchiere, ci avviamo a piedi: in pochi passi si lascia il centro abitato, si arriva in piena campagna e si raggiunge il complesso

Sul sagrato ci attende la signora Tina, una delle guide volontarie, che con molta cura, attenzione e pazienza ci illustra la storia della chiesa

Come mai una chiesa così importante in mezzo alla campagna? È sorta per volontà del Papa Pio V, al secolo Antonio Ghislieri, che ha visto qui i suoi natali e che, a questo punto, ci è chiaro essere il fondatore del Collegio Ghislieri di Pavia. A chi si chiede come mai dalla provincia di Alessandria sia arrivato a Pavia, la risposta è semplice: allora la geografia politica era diversa!

La chiesa, a croce latina, visibilmente barocca, ha navata centrale e cinque cappelle per ogni lato. Le cappelle sono collegate tra loro per permettere ai frati di spostarsi, ma protette da cancellate per il pubblico

L’altare al centro dell’abside, in marmo, sostituisce oggi la Macchina Vasariana, un’architettura chiusa e composita ideata e costruita da Giorgio Vasari di cui, oggi, si è persa ogni traccia

Molto belle le acquasantiere in marmo con animali marini decorati a sbalzo

Le cappelle di destra sono tutte restaurate, gli altari sono in stucco a imitazione del marmo. La prima cappella è dedicata a Santa Caterina da Siena, la quarta, unica con altare in marmo, ha una delle decorazioni della Macchina Vasariana: L’Adorazione dei Magi, opera di Giorgio Vasari stesso

Siamo davanti all’altare maggiore. Ci spostiamo sulla destra per ammirare il maestoso monumento funebre che avrebbe dovuto custodire le spoglie di Papa Pio V, come lui stesso avrebbe voluto. In quanto Papa, però, è rimasto a Roma, in Santa Maria Maggiore

Ai lati dell’altare due ritratti di Santi, anch’essi una volta parte della Macchina Vasariana, oggi inseriti in vistose cornici barocche

Sull’altro lato dell’altare una vasca in prezioso marmo, scavato in un unico pezzo, sarebbe dovuta servire per lavare il corpo del Papa

L’altare maggiore, opera di Gaetano Quadrio, è barocco, in marmo policromo, sormontato da un essenziale Crocifisso che guarda verso sinistra: la leggenda dice che la croce si sia girata dopo che il Cristo aveva visto e richiamato due ladri all’opera

Dietro l’altare, il coro ligneo con l’Arcangelo Michele è opera di Angelo Marini, detto il Siciliano, e Giovanni Gargiolli

Il Giudizio Universale, anch’esso parte della Macchina Vasariana, ora è inserito all’interno dell’abside, ma anche dal basso se ne avverte tutta la potenza

Continuiamo la visita della chiesa e, prima delle ultime cappelle, vediamo esposto l’ingranaggio di un duttile orologio, usato un tempo dai frati per regolare i tempi della giornata al ritmo degli intervalli di preghiera: a seconda della stagione e delle ore di luce, l’orologio poteva essere regolato per girare più o meno velocemente. Un meccanismo del tutto “analogico”, ma geniale

Tra le ultime cappelle, c’è quella delle reliquie, una volta forse custode di varie preziosità, oggi solo di tracce di martiri, e la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, invocata da Papa Pio V dopo la vittoria sui turchi nella Battaglia di Lepanto. A questo episodio si deve l’abitudine di suonare le campane a mezzogiorno

Lasciamo la chiesa, e la superlativa signora Tina, per avviarci alla visita di quello che era il convento e che è diventato, poi, carcere minorile, e oggi museo

Molti degli spazi sono ancora uguali o simili all’originale, oltre alla parte architettonica: i chiostri, di cui uno con un pozzo tutt’ora funzionante e in grado di conservare l’acqua per tutta la zona

Al piano superiore, la biblioteca, ormai vuota di libri, ma con un altare per permettere la celebrazione delle funzioni: vicino a ogni colonna era posizionato un banco per i monaci studiosi e amanuensi

La parte divenuta carcere presenta ancora le celle in muratura, poi dismesse e adibite ad altri usi, e le celle protette dalle grate di ferro, in grado di trasmettere la sensazione di costrizione dei giovanissimi carcerati; ormai, per fortuna, solo un ricordo

Al piano terreno visitiamo un curioso spazio, la Sala Gorbaciov, così nominata per un Forum mondiale al quale aveva partecipato anche il presidente russo: una grande stanza arredata solo con tavolo da riunione e sedie, oltre le foto dei partecipanti dell’epoca (siamo all’inizio degli anni 2000), impreziosita da originali lampadari d’oro offerti dalla vicina Valenza

Infine il refettorio, divenuto oggi un’altra, più anonima sala riunioni

Entriamo infine nella parte oggi allestita a museo, restaurata di recente: il Museo Vasariano

Ci accoglie un maestoso portale in marmo con i simboli della cristianità e del papato

All’interno, oltre a paramenti sacri ricamati preziosamente e oggetti di culto, troviamo alcuni punti di interesse: i quadri che ricordano la Battaglia di Lepanto, la vittoria contro i Turchi da parte dell’esercito di Papa Pio V (a questo Papa si deve anche il Catechismo attuale)

Una interessantissima riproduzione della Macchina Vasariana, capolavoro di ingegneria e bellezza, permette di comprendere meglio il valore di un’opera monumentale, costruita in legno e, ahimè, distrutta all’inizio del 1700

Si vede bene come il lato che guardava i fedeli contenesse il Giudizio Universale, oggi collocato in chiesa, mentre il lato opposto era occupato dal Martirio di San Pietro da Verona, che oggi è esposto nel Museo e, per dimensioni e architettura, lascia intuire la maestosità della Macchina

Altre decorazioni, eseguite dal Vasari o dalla sua scuola, rappresentano scene dell’Antico Testamento

Il museo ci saluta con alcune opere miniate, anch’esse di grande valore, conservate oggi al Museo Civico di Alessandria

La nostra gita è finita, la giornata volge al termine, la luce del sole comincia ad affievolirsi, e mentre ci avviamo verso le rispettive auto, raccogliamo la memoria di un’altra bellissima giornata insieme