(5 – 10 maggio 2023)

5 maggio

Il treno Frecciarossa da Milano a Napoli, alta velocità, ci impiega quattro ore e mezzo. Come mi è già capitato di dire, praticamente un teletrasporto

Pochissime soste, pochi rallentamenti, e tutto il viaggio sotto un bel cielo sereno, anche quando arriviamo nelle vicinanze di Napoli, e le prima immagini sono, a sinistra le gru del porto, a destra sua maestà il Vesuvio

Persino senza un accordo preciso, con Mara e Pasquale ci incontriamo subito in stazione: arriviamo da due città diverse, ma con orario coincidente.

Prendiamo un taxi (primo impatto con Napoli e i napoletani: prezzi bassi e tanta simpatia) che, con una guida tra lo spericolato e il discutibile, ci porta davanti al nostro Mercure Hotel, piazzato proprio di fronte alla possente mole del Maschio Angioino, qui meglio noto come Castel Nuovo, e quindi al mare. Ancora non lo sappiamo bene, ma è una posizione comodissima

Ci avviamo subito verso una prima e istintiva visita di una città che, ancora, non ha rivelato il suo spirito. Passiamo per la Galleria Umberto I, che in parte ricorda la Galleria Vittorio Emanuele a Milano per lo stile patrizio dei palazzi e il tetto in vetro e ferro, ma ha un aspetto commerciale meno personalizzato. La Galleria, costruita tra il 1887 e il 1890, è così intitolata come omaggio al Re che generosamente si era prodigato durante l’epidemia di colera del 1884

Sfioriamo il Teatro San Carlo e ci allontaniamo dalla Galleria mentre la strada sale un po’, e ci sediamo ad assaggiare il goloso, e famoso, Caffè del Professore. Inutile far finta di niente: la squadra del Napoli sta per vincere lo scudetto del campionato nazionale, scudetto anelato per oltre 30 anni, e le indicazioni festose sono ovunque, con una fantasia e devozione sorprendenti

Ma è nei Quartieri Spagnoli, che attraversiamo subito dopo, che il tifo per la squadra di calcio si manifesta con più passione e fantasia

Lasciamo il primo assaggio dei Quartieri Spagnoli e proseguiamo verso la grande e spettacolare Piazza del Plebiscito: da un lato la chiesa di San Francesco di Paola, con il suo colonnato neoclassico e l’interno ispirato al Pantheon di Roma, di fronte il Palazzo Reale costruito nel 1600 da Domenico Fontana. Incontriamo il famoso e storico Caffè Gambrinus.

Ci arrampichiamo per via Chiaia fino a Palazzo Mannajuolo, uno dei più interessanti esempi di architettura Liberty a Napoli. Non è visitabile, ci accontentiamo di vedere la strepitosa scala elicoidale e di sbirciare la mezza cupola, costruita in modo da sembrare, invece, intera, se guardata da fuori

Poco lontano ci appare una delle tante scalinate che si arrampicano sulla collina, e qui ritrovo un po’ della morfologia di Genova, ma solo un po’.

Noi proseguiamo per via Filangieri e poi scendiamo verso il mare per goderci il blu, l’aria, e la lunga e splendida passeggiata di via Caracciolo. Costeggiamo Castel dell’Ovo e il porto turistico, osserviamo la curva del golfo con il porto e, di fronte, proprio alle pendici del maestoso vulcano, i Campi Flegrei

Rientriamo passando per la sontuosa piazza del Plebiscito e giriamo ancora un po’, sbirciando negli androni che rivelano palazzi antichi, insoliti, con tracce di architettura spagnola

La cena è alla Trattoria del Golfo, davvero ottima e ben servita in un ambiente tranquillo

Dopo cena non ci facciamo mancare un’ultima passeggiata per godere della città illuminata, dell’illuminazione blu un po’ ovunque, a sostegno della squadra di calcio, fino alla luminosissima luna piena che si riflette sull’acqua.

6 maggio

Oggi abbiamo organizzato una visita della città guidata, per orientarci e mettere a fuoco i punti più importanti

Dopo un’eccellente colazione, l’appuntamento è davanti all’albergo. La nostra guida si chiama Marina, è bella, simpatica, e molto preparata

Iniziamo la visita da piazza del Municipio con la fontana del Nettuno, per arrampicarci subito nei Quartieri Spagnoli: attraversiamo via Toledo e poi vicoli stretti, pieni di negozi con bella mostra di appetitose verdure e frutta, e milioni di striscioni azzurri e bianchi

Il percorso è così ricco di citazioni, dettagli, curiosità che è quasi impossibile notare tutto.

Particolarmente belli sono i murales dedicati a Luciano de Crescenzo (Napoli resta l’ultima speranza dell’umanità per sopravvivere) Edoardo del Filippo, che confronta il ragù fatto dalla mamma, divino, con quello fatto dalla moglie, carne e pomodoro …

Arriviamo inevitabilmente in piazza Armando Maradona, uno spazio privato, ma accessibile, tutto dedicato al calciatore scomparso due anni fa, incluso il famoso murale che lo ritrae e che è stato interrotto dall’apertura di una finestra. Tutto sommato, risultato ancora più notevole e originale

Difficile da descrivere quanto questa confusione, questo intrecciarsi di messaggi diversi si integrino dando una sensazione di allegria e positiva voglia di godersi la vita: c’è la celebrazione del calcio, e ci sono i murales di Cyop  e Kaf.

In questi vicoli non è raro incontrare dei piccoli altari chiusi dentro una cancellata. Portano fotografie di persone mancate, e sono decorate da piante e fiori a carico delle famiglie che li hanno voluti. La storia di questi altari è molto interessante: creati nel 1700, suggerirono a Gregorio Maria Rocco, passato alla storia semplicemente come Padre Rocco, per contrastare l’inevitabile criminalità presente tra quelle strade strette e buie, di imporre lumini accesi in ogni altare. Inventò così l’illuminazione pubblica

La nostra passeggiata devia verso il mare, con scale e scalette azzurre e bianche, per ammirare ancora piazza del Plebiscito e risalire verso il Monastero di Santa Chiara

Il chiostro è meraviglioso, ricco di alberi di agrumi e circondato da sedili rivestiti da formelle in ceramica decorate con figure dell’Antico Testamento

La chiesa ospita un magnifico Presepe Napoletano (da non confondere con gli altri presepi, che non hanno storia) da ammirare, direi, statuina per statuina.

Sulla piazza a lato del Monastero si affaccia la chiesa del Gesù Nuovo, che ha una bella facciata a punta di diamante, e nel centro la guglia dell’Immacolata, esempio di barocco napoletano.

Qui incrociamo anche Spaccanapoli, la strada che divide in due la città, e tra corni rossi appesi, il murale di Banksy (ora protetto da un vetro) arriviamo a San Gregorio Armeno, che è una chiesa (ora chiusa), ma soprattutto è la strada dove dare fondo agli acquisti di inevitabili “souvenirs” come statuine del presepe, cornicielli in ceramica e altre, numerosissime curiosità. Come da tradizione, ci regaliamo reciprocamente i cornicielli portafortuna che attiviamo subito

Facciamo un veloce spuntino perché abbiamo la visita prenotata alla Cappella Sansavero. Qui l’incanto è difficile da raccontare, non solo per il Cristo Velato, famosissima scultura di Giuseppe Sanmartino che ha saputo rendere nel marmo la delicatezza e la trasparenza di un velo, ma per tutta la decorazione, le sculture barocche, ognuna con una storia, un significato, un messaggio.  L’interesse turistico è alto, purtroppo il tempo a nostra disposizione, non è molto, sicuramente insufficiente a gustare appieno tanta bellezza. Ma non basterebbero ore … Resta l’emozione di aver visto da vicino simili capolavori

Il percorso ci conduce davanti al Duomo di Napoli, che tutti sanno dedicato a San Gennaro, del quale si aspetta il miracolo dello scioglimento del sangue. All’interno troviamo già preparate le statue che animeranno la processione del giorno della festa. In realtà San Gennaro si festeggia ufficialmente il 19 settembre, ma anche nel primo sabato del mese di maggio e il 16 dicembre. Il primo sabato di maggio è oggi!

La nostra visita prosegue verso il Rione Sanità, dove visitiamo il Palazzo dello Spagnolo, bellissimo progetto di barocco napoletano dell’architetto Ferdinando Sanfelice, edificato nel 1738, notevole soprattutto per la monumentale scala a doppia rampa, così voluta per rendere più aperta l’accoglienza. Il nome attuale deriva da un successivo proprietario, appunto un nobile spagnolo

Intanto scopriamo che il sangue di San Gennaro si è sciolto, il miracolo si è compiuto … per sfuggire alla lunghissima processione ritorniamo verso il monastero di Santa Chiara e visitiamo la chiesa del Gesù Nuovo, che dopo l’austera navata rivela un altare barocco ricchissimo e di sfarzo e memoria

Salutiamo la nostra guida e ci prepariamo per la cena all’Osteria da Ciccio e Mary, buona e semplice

Dopo cena esploriamo due fermate della metropolitana che sappiamo meritano attenzione, e così è. La fermata Dante propone un’allegra parete decorata da Ettore Fuksas, ma quella davvero straordinaria è la stazione Toledo, che si trova sotto il livello del mare, e ha sul soffitto degli oblò illuminati dai quali si intuisce l’acqua. Una suggestione straordinaria! Mi chiedo quale altra città del mondo può vantare una coreografia simile!

7 maggio

Oggi andiamo a Procida, le dedichiamo tutta la giornata

È sempre bello partire dal mare, anche se per viaggi brevissimi. Intanto, come tutte le città costiere, anche Napoli va vista dal mare, e ci mostra tutta la sua bellezza che non si nasconde dietro il primo affaccio alla costa, ma si eleva sulla collina per rivelarsi tutta.

Mentre usciamo dal porto, riceviamo il saluto rassicurante del faro, di San Gennaro benedicente, e di alcuni gabbiani che ci accompagnano per un pezzo con i loro voli coreografici

Mentre attracchiamo, le parole del comandante ci informano che “ … stiamo arrivando nella bellissima isola di Procida”. Anche lui, che la vede ogni giorno, ancora ne subisce il fascino

Ci affidiamo a Peppino (Ambrosino di Bruttopilo), simpaticissimo signore che ci stipa nella sua Ape – Microtaxi n.5 – e ci porta a fare il giro dell’isola, su su fino alla chiesa di San Michele, poi attraverso scorci dai quali si godono i classici “panorami mozzafiato”, e infine giù per vedere da vicino le spiagge, ancora vuote e non allestite, sabbia scura bagnata da un mare intensamente blu

Pranziamo bene al Gazebo, e infine ci dedichiamo a visitare e scuriosare il piccolissimo centro, con le sue botteghe e i locali. Assaggiamo una squisita granita di limone da gustare “a cosce aperte”, così succulenta che gocciola dal bicchiere e bisogna lasciare lo spazio al liquido di colare. Un piccolo shopping-ricordo e poi rientriamo a Napoli.

Alla sera scegliamo una pizzeria, ma la pizza non ci entusiasma

8 maggio

Oggi altra gita fuori porta, con il treno andiamo a visitare la Reggia di Caserta, la residenza reale capolavoro di Luigi Vanvitelli, che iniziò la costruzione nel 1752. A lui seguirono il figlio Carlo e altri architetti, fino alla conclusione dei lavori nel 1845

La Reggia ha avuto alterne vicende che ‘hanno vista splendere e decadere, come durante la seconda guerra mondiale, durante la quale fu molto danneggiata e usata come quartier generale degli alleati. Dal 1997 è dichiarata Patrimonio dell’Umanità

Anche se sono due unità pienamente distinte, non si può descrivere la Reggia, o meglio, la sua facciata orizzontale, senza collegarla ai Giardini, che hanno invece un’estensione verticale quasi a perdita d’occhio

Entriamo nella Reggia e ci avviamo per una visita che ci porterà, tra quadri, affreschi, sculture, pavimenti di marmo, scaloni e opere d’arte contemporanea, a scoprire saloni principeschi, la stanza del trono, le camere da letto reali.

Arte contemporanea:

L’omaggio di Andy Wharol per il terremoto del 1980

Finiamo con un meraviglioso Presepe Napoletano dove le figure sono vestite con abiti del 1700, fanno lavori inesistenti duemila anni fa, e rivelano tanti segreti di questa tradizione napoletana che raccoglie tracce e intrecci di cultura, tradizione, superstizione, storia

Usciamo dalla Reggia per visitare i giardini, che affrontiamo in parte a piedi, e in parte con il comodo supporto di un bus. Alla fine di questo cannocchiale, con la fontana di Diana e Atteone, ci attenderebbe il giardino all’inglese. Ma il tempo sta scadendo, e ci accontentiamo di una rapida occhiata, peraltro sufficiente a farci scoprire piante e alberi davvero insoliti

Rientriamo a Napoli e andiamo a cena all’Osteria da Antonio, dove stiamo un po’ stretti, ma mangiamo benissimo e soprattutto festeggiamo Pasquale: è il suo compleanno!

Festeggiamenti che si concludono al Caffè Gambrinus con un ottimo babà al rum

9 maggio

E anche oggi lasciamo Napoli per visitare Pompei. Noi siamo già stati diversi anni fa, ma l’importanza del posto è tale da meritare sempre un secondo passaggio

Prima di avvicinarci agli scavi visitiamo il Santuario dedicato alla Beata Vergine del Rosario di Pompei, un capolavoro barocco che ha la dignità di basilica pontificia

La sua costruzione è legata alla storia del beato Bartolo Longo, che l’ha fondato insieme alla moglie, la contessa Marianna Farnararo de Fusco: i fondi per costruirlo arrivarono tutti dalle offerte spontanee dei fedeli, incoraggiati dalla contessa. La costruzione iniziò nel maggio 1876, inizialmente con dimensioni più contenute, dimensioni che vennero ampliate negli anni ’30 del 1900 per poter contenere l’alto numero di fedeli  in visita

L’aspetto, sia esterno che esterno, è veramente maestoso, e ricco. Tra tutto ci si sofferma sul quadro della Madonna, famosissimo, e sul prezioso organo a canne posizionato sopra l’altare (come in altre chiese, da queste parti)

Dopo il momento di preghiera siamo pronti per visitare gli scavi, che sono poco distanti.

Ricordo davvero poco della visita precedente. Noi entriamo dal lato dell’anfiteatro, ci avviamo verso la via dell’Abbondanza e raggiungiamo il Foro. Su questo grande spazio si affacciano i Templi di Apollo. Giove e Vespasiano, i granai e il macello. Ci inoltriamo per visitare qualche casa, tenendoci in equilibrio sul pavimento originale e sui passaggi pedonali, mentre tra una costruzione e l’altra la vegetazione rigogliosa ci offre mazzi gialli e rossi di tarassaco e papaveri. Incontriamo le antiche botteghe, con i contenitori per il cibo. Ci dedichiamo alle case più belle e meglio conservate, la Casa dei Dioscuri, quella dei Vettii con le figure a sfondo sessuale, auguri di fertilità, e affreschi e mosaici meravigliosi. La casa del Fauno è grandissima e si riconoscono le stanze. Non perdiamo nemmeno il famoso mosaico di Cave Canem, ben protetto dal vetro

Concludiamo la visita salendo sulla Torre di Mercurio, da quassù abbiamo una visuale completa della città, del ritmo di costruzione delle case, della sua estensione

A questo punto mi si rompono le scarpe … attimi di panico per me, ma grazie all’intervento di Mara trovo una soluzione perfetta ed economica

Per cena scegliamo La Lazzara, che non ci lascia molto soddisfatti

10 maggio

Oggi il tempo è incerto, le previsioni sono per la pioggia, ma è l’ultimo giorno a Napoli e ci mancano ancora delle tappe.

Prendiamo la funicolare, e durante il tragitto mi fermo a parlare con una signora che la lo stesso percorso. Non è la prima volta che i capita, qui a Napoli, di chiacchierare con sconosciuti, ed è una rivelazione per noi musoni del nord: ho trovato tutte persone gentili, disponibili, discrete, cordiali, pazienti. E molto eleganti. Napoli è bella, ma i napoletani sono bellissimi!

Con la funicolare saliamo sulla collina del Vomero: una zona residenziale, quindi più tranquilla e meno affollata. Belle case eleganti e strade alberate

Vorremmo visitare la Certosa di San Martino, ma purtroppo oggi è chiusa. Peccato, perché ha un Presepe perenne molto bello e rappresentativo.

Ci godiamo comunque un po’ di panorama sulla piazza antistante, decorata con sculture divertenti e giocose di Philip Colbert

Visitiamo invece Castel Sant’Elmo, una possente fortezza dai muri impenetrabili e raggiungibile attraverso il classico ponte levatoio

La visita alla struttura è interessante, e da lassù si gode un panorama completo della città, di tutta la collina e giù fino al mare. Guardando, cerchiamo di orientarci ricordando quanto visitato, finchè ci sorprende la pioggia forte, che ci costringe a rifugiarci al coperto.

Un’esperienza comunque piacevole, e ci guardiamo in giro alla ricerca delle opere di arte contemporanea installate quassù

Scendiamo verso il mare, o meglio le vie più affollate e centrali, attraverso la scalinata Pedamentina, piacevolissima da fare (in discesa): mi ricorda le creuse e le scalinate genovesi,  tra palazzi affacciati su più livelli, murales colorati e vecchie botteghe negli angoli.

Finalmente arriviamo più o meno in pianura, siamo a Spaccanapoli, l’attraversiamo e proseguiamo alla ricerca di un angolo dove fare uno spuntino.

La prossima tappa è il complesso museale Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco, un insolito e commovente luogo di culto dedicato a chi muore da solo, senza nessuno che preghi per lui. Qui, persone pie si incaricano di rendere omaggio a questi defunti e dedicare loro preghiere e messe in suffragio

Ma confesso che il vero motivo per cui mi interessava questa chiesa è per poter ammirare la straordinaria scultura in corallo di Jan Fabre, “Il numero 85 con ali d’angelo”, esposta a lato dell’altare.

E ora ci resta l’ultima tappa ancora non approfondita: il Madre, museo d’arte contemporanea Donnaregina

L’ingresso, disegnato e curato da Daniel Buren, è spettacolare nel gioco delle righe, dei colori e degli specchi.

Leggo sul sito del museo “ L’opera Axer/Desaxer è un’installazione site-specific che caratterizza l’ingresso del Madre, con cui si vuole dare una prospettiva visiva del tutto innovativa, quasi come se i visitatori fossero abbracciati dalla struttura al loro arrivo.

Per ottenere questo effetto, Daniel Buren ha utilizzato superfici colorate, specchi e delle righe di 8,7 cm, creando una contiguità tra l’esterno e l’interno.

Attraverso questo peculiare disegno architettonico, si cerca di far “ruotare” il museo, consentendogli di allinearsi con Via Settembrini.

L’artista incoraggia, così, il sentimento di appartenenza che ogni persona dovrebbe sentire verso le opere e i musei. In questo modo si accresce il legame tra l’artista, l’opera e il luogo in cui è concepita.”

La collezione permanente vanta tutte opere pensate e  realizzate per questi spazi. I più importanti artisti contemporanei hanno lasciato una traccia indelebile qui

Abbiamo la fortuna di visitare la mostra temporanea “Le stanze dell’utopia” di Ugo Marano, un artista che non conoscevo minimamente e che mi ha incantato per la sua visione poetica del vivere quotidiano e contemporaneo

Lasciamo il Madre per concludere la nostra giornata e visitare San Lorenzo Maggiore e San Domenico Maggiore. Ancora un giretto a San Gregorio Armeno (sempre la strada, non la chiesa, che è chiusa) e un ultimo saluto a San Gennaro.

La cena conclusiva è alla Trattoria Castelnuovo, ed è davvero ottima

Domani si torna. Napoli merita molto più tempo, vedremo di trovarlo

Questo link rimanda a una selezione di architetture moderne e contemporanee davvero insolite: ne abbiamo viste alcune

Il Postino
Massimo Troisi e Philippe Noiret, Il Postino