18/07/2021

Il viaggio è abbastanza lungo, ma scorrevole, e puntualmente arriviamo al Podere S. Giulia, un agriturismo organizzato all’interno di una vecchia villotta immersa nella campagna. Tutto intorno, ulivi e girasoli.

Le prime ore di vacanza vanno, purtroppo, in applicazioni di ordine pratico, come disfacimento delle valigie,  disinfezione della casa, spesa, ma ci rilassiamo e ci premiamo con un goloso aperitivo a base di prodotti locali (pecorino di Pienza, olive, finocchiona), e una cena leggera, tutto consumato nel giardino di casa, davanti a un tramonto mozzafiato.

19 luglio

Dopo una piacevole colazione in giardino, andiamo a esplorare la prima spiaggia. Scegliamo una meta molto vicina, Torre Mozza, che dista poche centinaia di metri, purtroppo da percorrere in auto per la qualità delle strade, a scorrimento troppo veloce.

La spiaggia di Torre Mozza è piccola, abbastanza affollata per lo standard delle spiagge toscane, ma troviamo un angolo comodo solo per noi e ci sistemiamo lì, alternando bagni di mare e di sole. Sole che è piacevolmente bollente, e mare trasparentissimo, leggero, salato.

Rientriamo a metà pomeriggio, per fare n po’ di spesa e sgranchirci un po’ le gambe. Anche stasera ceniamo a casa, in modo frugale e leggero, ma molto soddisfacente.

20 luglio

Ritroviamo la spiaggia della Sterpaia dove eravamo stati tre anni fa. Ci fermiamo nella zona riservata ai cani, perché è divertente vederli correre liberi sulla sabbia e tuffarsi in acqua con agilità

Verso metà pomeriggio rientriamo, per l’immancabile spesa, e soprattutto per prepararci alla cena, Andiamo a Follonica, al ristorante Malibu, dove assaggio una strepitosa carbonara di mare, e altre prelibatezze tutte a base di pesce freschissimo

Concludiamo con una lunga, e pigra, passeggiata sul lungomare di Follonica, prima di rientrare a casa stanchi, sazi, molto soddisfatti

21 luglio

Andiamo a Punta Ala, per trascorrere la giornata in spiaggia con Carla e Franco. Piacevolissima la loro compagnia: anche se sono passati tre anni dall’ultima volta che ci siamo visti, l’armonia è arrivata subito. Bagni e sole tra chiacchiere e spuntini, con l’impegno di ritrovarci a cena insieme, fra pochi giorni. La cena sul terrazzo è sempre piacevolissima, anche per il grandioso spettacolo del tramonto che si compie sotto i nostri occhi

22 luglio

Dedichiamo tutta la giornata alla visita di Siena, città piena di fascino per la sua posizione rialzata rispetto alla pianura, i suoi palazzi patrizi affacciati su vicoli stretti, le facciate rosse di mattoni, e ovviamente per la sua tradizione di celebrare il Palio due volte l’anno, con feroce antagonismo tra le diverse contrade.

Lasciamo l’auto al parcheggio Santa Caterina, perché il più vicino a Fontebranda, citata anche da Dante nella Divina Commedia, e nei cui dintorni è nata e cresciuta Caterina da Siena. La fonte è tutt’ora attiva, ed è in uso dal primo medioevo, quando era utilizzata dai lavoratori della lana, per lavarla. La fonte è stata poi organizzata in tre destinazioni: acqua da bere, per abbeverare gli animali, e per usi non potabili. Insomma, una divisione che sarebbe corretta anche oggi.

L’acqua di Fontebranda si raccoglie in un bacino molto suggestivo, sotto volte gotiche in pietra

Percorriamo via Fontebranda e raggiungiamo il centro di Siena: ci dirigiamo subito verso il Duomo e il complesso museale di Santa Maria della Scala.

Il Duomo di Siena si presenta con una incantevole facciata di taglio romano-gotico e decorazione barocca, dove la ricchezza delle decorazioni sembrano non avere un dettaglio di troppo. A fianco, il campanile a strisce marmoree bianche e nere ricorda sia lo stemma della città, che le colonne all’interno del Duomo stesso.

La chiesa, intitolata a Santa Maria Assunta (Siena è tradizionalmente molto devota alla Vergine) sorge dove prima si trovava un tempio dedicato a Minerva.

Il pavimento è scoperto

Il primo riquadro raffigura Ermete Trismegisto che presenta la chiesa alle Sibille.

Il secondo riquadro sembra essere il più antico, l’unico a mosaico, che nomina tutte le principali città della Toscana, con i loro simboli.

Il terzo riquadro è opera del Pinturicchio, il titolo della tarsia è “Monte della Sapienza”, ma il dettaglio che maggiormente stupisce è la presenza di una donna nuda, che rappresenta la Fortuna

Le tavole si susseguono con argomenti diversi, tutti ispirati alla Bibbia, e colpisce l’intensità delle rappresentazioni pur in una tecnica così particolare e difficile.

Ma oltre il pavimento, nel Duomo di Siena tutto è bellezza e merita attenzione, dagli affreschi – alcuni purtroppo in parte rovinati – ai capitelli delle colonne, alle magnifiche statue, alla decorazione azzurra del soffitto.  Il rosone centrale dietro l’abside, pur non essendo l’originale, lo imita e si inserisce perfettamente nell’armonia dell’insieme.

A metà chiesa, speculari, si aprono due cappelle. Sulla sinistra, quella dedicata a San Giovanni Battista, con una scultura di Donatello che lo raffigura, e la storia della sua vita in affresco, su tutte le pareti della cappella fino al soffitto, opera del Pinturicchio

La seconda cappella è dedicata alla Madonna del Voto, con l’immagine iconica della Vergine con il Bambino inserita all’interno di una decorazione scultorea creata apposta da Gian Lorenzo Bernini. Dello scultore è anche una appassionata (poteva essere altrimenti?) Maria Maddalena, purtroppo oggi in una posizione difficile da vedere.

La visita al Duomo di Siena si conclude nella Biblioteca Piccolomini, dove esplode un’altra forma di bellezza. In un’unica stanza si può ammirare uno straordinario ciclo di affreschi ad opera del Pinturicchio, che rappresentano dieci episodi della vita di Papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini. L’opera è stata voluta dal nipote, il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini. Gli affreschi sono straordinari per la brillantezza cromatica e la perfezione architettonica, che fa pensare all’intervento di Raffaello.

La bellissima volta a cassettoni è decorata a grottesche.

Sotto gli affreschi, una galleria di pagine della Bibbia illustrate dai monaci amanuensi, che rivelano precisione nel disegno, competenza pittorica e utilizzo armonioso dei colori.

Persino il pavimento attira l’occhio per la sua elegante vivacità.

Dopo la visita del Duomo ci concediamo un veloce, ma completo, pranzo all’Osteria Cice, dove stiamo molto bene.

Nel pomeriggio dedichiamo il nostro tempo al complesso museale di Santa Maria della Scala.

Qui ci aspetta la collezione dedicata alla storia della città fin dai tempi più antichi, dove i richiami alla Scala sono numerosi: vasi e ceramiche, busti e statue in marmo, la cappella dove pregava e ascoltava messa Caterina da Siena, qui sepolta.

Grazie alle magie della tecnologia, è possibile ammirare cambiamenti e costruzioni avvenuti dell’arco di secoli e qui riprodotti in una sintesi di pochi minuti.

La collezione permanente di Santa Maria della Scala si chiude con la preziosa collezione Piccolomini, pinacoteca di grande pregio dedicata ad artisti italiani e fiamminghi, dove spiccano le opere straordinarie di Lorenzo Lotto, Sofonisba Anguissola, Tiziano, Giovanni Battista Moroni.

Terminiamo in grande bellezza, e sogni, e creatività con la mostra “Di segni e di sogni” di Lorenzo Marini, che ci invita a guardare le lettere dell’alfabeto da un altro punto di vista. Non solo segni necessari per comporre parole e suoni, nelle lingue del mondo, ma entità autonome, dotate di una loro bellezza e di una loro vita slegata dal suono, e dal segno, che rappresentano. Viste così, le lettere dell’alfabeto sono pronte a volare e prendere forme e colori che ne fanno oggetti compiuti.

Non mancano le interpretazioni dinamiche, ovvero le lettere che, come gocce di pioggia, sembrano cadere verso terra e si muovono nel vento, o il Monolite della conoscenza di 2001 Odissea nello Spazio, qui non un vuoto parallelepipedo nero, ma una danza colorata e musicale di segni e di sogni.

La giornata si conclude con una veloce incursione nella grandiosa piazza del Palio, e anche qui ci sarebbe tanta storia da raccontare, e sarebbe bello arrampicarsi in cima alla Torre del Mangia per godere il panorama tutto intorno. 

Non resistiamo alla tentazione di fare una piccola scorta di panforte ìn una bellissima drogheria d’epoca, mentre per i piccoli abbiamo scelto due libri al bookshop di Santa Maria della Scala.

23 luglio

Dopo una giornata dinamica, oggi c’è il meritato riposo in spiaggia: ancora la spiaggia della Sterpaia, che già sentiamo nostra per il limitato affollamento e la trasparenza del mare. Cena casalinga, ma con ottima carne di Chianina.

24 luglio

Ancora spiaggia stamattina, e tanti bagni, per incontrarci la sera con gli amici maremmani (Carla e Franco, Christiane e Franco) e cenare insieme al (modesto) ristorante Ramazzotti di Follonica. Nonostante il cibo piuttosto ordinario, la serata è stata bellissima per la compagnia.

25 luglio

Dedichiamo la giornata alle città del tufo, area archeologica che ancora conserva le tracce della civiltà etrusca. La prima tappa è Sorano, paese arrampicato sul tufo, che ancora presenta tracce importanti delle dominazioni medioevali, divise tra le famiglie Aldobrandi e Orsini, per poi passare sotto i Medici ed essere incluso nel Granducato di Toscana.

Entriamo nella Fortezza Orsini, sulla cui porta di ingresso si impone lo stemma della città. La fortezza, oggi sede museale, offre molti punti panoramici sulla natura intorno e sull’architettura della cittadina. Oltre alle parti costruite, sono molto suggestive le imponenti rocce tufacee immerse nel verde dei boschi. E’ molto piacevole arrampicarsi per le strette vie, in mezzo alle case in sasso dai balconi fioriti, nel piccolo ghetto ebraico, fino al maestoso Masso Leopoldino che domina dall’alto tutta l’area, e guarda la parte più recente della città. E’ qui che si raccolgono i negozietti con souvenirs per turisti, è qui che compro una bellissima camicetta rossa dipinta a mano. L’artista è Ida Tramontano.

Proseguiamo per visitare Pitigliano, il centro più noto. Da lontano il colpo d’occhio è impressionante, la città sembra emergere dal tufo, e di tufo essere costruita. Entriamo nel centro, attraverso la porta sormontata, anche qui, dallo stemma della città, e siamo subito attratti dagli spazi panoramici sia verso la campagna che verso la straordinaria architettura.

Facciamo una felice tappa gastronomica al ristorante Il Noce, che ci ospita in un bellissimo guardino fiorito e ci propone squisite specialità toscane.

Ci avviamo alla scoperta della cittadina, al suo percorso pedonale che comprende, anche qui, un piccolo ghetto ebraico in memoria degli ebrei deportati durante la seconda guerra mondiale, e mai tornati.

Pitigliano è affascinante per i suoi spazi meno angusti e le sue piazze, su una delle quali si affaccia l’elegante Palazzo Orsini, oggi adibito a museo.

Il percorso, che si apre con i resti perfettamente conservati dell’acquedotto romano ci porta alla scoperta della Cattedrale, intitolata ai Santi Pietro e Paolo. La chiesa, con una bella facciata barocca, ha un interno piuttosto anonimo.

Molto più suggestiva è la piccola chiesa dedicata a Santa Maria e San Rocco, patrono della città. Probabilmente la chiesa più antica di Pitigliano, ha una bella facciata in stile tardo rinascimentale, con un bel portale in marmo bianco. All’interno, oltre ai numerosi affreschi, colpisce la rappresentazione, sopra l’altare, degli stemmi delle più importanti famiglie di Pitigliano, a partire ovviamente da quella dei Medici.

Anche a Pitigliano portiamo via qualche ricordo, e ci spostiamo a Sovana, ultima tappa tra le città del tufo. Sovana è piccolissima, un viale pedonale che si allunga tra le case in sasso, ma è forse meno conosciuta e, di conseguenza, meno turistica, molto elegante: le case sono perfettamente conservate e piacevolmente decorate con piante e fiori colorati. Spicca tra tutti questo superbo plumbago

A Sorana è nato Papa Gregorio VII, poi santificato, e ancora è conservata la sua casa di origine

Sulla piccola piazza di Sovana si affaccia il palazzo Pretorio. E soprattutto la piccola chiesa dedicata a San Mamiliano, un vero scrigno di bellezza. L’entrata è da una parete laterale, e subito si entra in sintonia con l’essenzialità di una costruzione che si percepisce antichissima, nata su resti paleocristiani, che oggi si decora solo con alcuni pregevoli affreschi (in particolare, molto bello quello dedicato alla Madonna con il Bambino tra Santa Barbara e Santa Lucia) e l’essenziale altare impreziosito dal ciborio

Lasciamo la tranquilla Sovana per l’ultima tappa: le Terme di Sirmione. Se le terme vere e proprie sono private e, di conseguenza, inaccessibili, sono invece libere le Cascatelle di Saturnia, una sorta di piccola Pammukale, un sistema naturale di piccole piscine a gradoni, dove chiunque può immergersi nelle acque sulfuree e medicamentose che sgorgano dal monte.

26 luglio

Oggi il tempo è ventoso e nuvoloso, non adatto alla spiaggia. Andiamo a visitare Piombino, il porto di imbarco per l’Isola d’Elba. La cittadina ha molteplici facce, un piccolo centro antico con le testimonianze lasciate dalle famiglie Orsini e Medici, e una onnipresente edilizia semi popolare, sicuramente destinata ai lavoratori delle acciaierie attive grazie al ferro dell’Elba. Per fortuna resta un piacevole porto turistico, un piccolo museo archeologico che conserva una magnifica anfora in argento, l’Anfora di Baratti, e quello che rimane delle preziose, imponenti Mura Leonardesche

Lasciamo Piombino per dare un’occhiata al golfo di Baratti, che molto ci attrae proprio per la sua posizione riparata. Infatti, nonostante vento e mare agitato, a Baratti la situazione è completamente diversa: il vento non arriva, l’aria è calma e tutto è tranquilli. Torneremo con il costume! Il pomeriggio trascorre pigro in giardino, visto che ancora il sole va e viene, e la cena è casalinga, semplice ma buona

27 luglio

Con i biglietti acquistati in largo anticipo, oggi è finalmente arrivato il giorno della visita al Giardino dei Tarocchi, l’opera onirica e fantastica voluta e realizzata da Niki de Saint Phalle

Come si può descrivere un posto così? Le immagini, quasi tutte gigantesche, hanno superfici in vetro di mille colori, e altri materiali diversi, probabilmente di recupero. Molto rappresentata è la figura femminile, convinta del suo aspetto esuberante.

All’entrata, dopo una breve passeggiata nel verde, arriviamo all’imponente statua-fontana, che prende spunto dalla scultura di Bomarzo. Da lì, è tutto un guardarsi intorno, e camminare, per scoprire nuovi personaggi, tutti completamente diversi, tutti decorati fino nei minimi particolari con mosaici, specchi, incisioni o applicazioni, dove leggere i messaggi dei tarocchi.

Sembra che nemmeno un dettaglio sia lasciato al caso. Del resto, un’iscrizione incisa sul pavimento racconta come le leggende arabe siano state poi acquisite e interpretate dagli ebrei, dagli egizi e infine dai cristiani con l’Antico Testamento. I tarocchi derivano dalla cabalah, ma in tutte le culture e in tutte le religioni si trovano gli stessi messaggi.

Trascorriamo un’ora buona a guardare, perlustrare, osservare ogni angolo, cercando di vederli tutti. Persino le panchine e i segnali informativi sono in sintonia con l’imponente allegria della creazione.

Niki de Saint Phalle, è stata più che una visionaria: folgorata dal genio di Gaudì a Barcellona, lo ha trasportato in Italia mettendolo a confronto con i capolavori dell’arte da noi così numerosi, e ha cercato un punto d’incontro contemporaneo tra storia, bellezza e metafore.

Consapevole che il tempo per certi progetti era concluso, ha saputo mettere insieme il gioco con la spiritualità, i vani problemi dell’oggi con le eterne incertezze dell’uomo, e in modo colorato e scintillante ha creato il suo capolavoro.

Il Giardino dei Tarocchi è aperto solo sei mesi all’anno, da aprile a ottobre; gli altri mesi servono per la manutenzione. Indispensabile acquistare in anticipo il biglietto.

28 luglio

Oggi trascorriamo buona parte della giornata sulla spiaggia di Baratti, in assoluto la più bella della zona, per quanto visto fin’ora: acqua limpidissima, fondale in buona parte roccioso e quindi pulito, sabbia fine, ma non finissima, meno invasiva.

Alla sera ceniamo a Suvereto, alla Locanda delle Stelle. L’esperienza gastronomica è di grandissima soddisfazione, ma nell’attesa di sederci a tavola facciamo un giro per la cittadina. Siamo ancora in un borgo medioevale chiuso tra le mura, arrampicato su un’altura, dove le case mantengono la struttura in sasso e la semplicità di un’edilizia spontanea e locale. Su tutto domina la rocca, con la sua possente rocca per gli avvistamenti.

Appena fuori da una delle porte, visitiamo la chiesa dedicata a San Giusto, un piccolo gioiello preromanico.

La chiesa è infatti datata appena prima dell’anno 1000, come ci spiega il signor Lido Mazzi, organista e gentilissimo anfitrione. La facciata è in pietra, pulitissima, con un bel portale affiancato da due colonne, a loro volta sormontate da due teste di leone. Le righe bianche e grigie del marmo rivelano l’influenza pisana

L’interno è a croce latina, a una navata sola. Le pareti sono nude, ma lavori condotti verso la fine del secolo scorso hanno portato alla luce tracce più o meno compiute di affreschi, alcuni di pregio.

Molto bello e insolito è il fonte battesimale, ricavato da un unico monolite, e posizionato all’interno di un piccolo altare laterale, con sullo sfondo una recente rappresentazione del Battesimo di Cristo in mosaico

Forse l’opera più preziosa della chiesa è il coperchio del tabernacolo in oro, attribuito a Benvenuto Cellini

Questa chiesa è particolarmente bella nel suo insieme, nelle sue linee, nelle proporzioni, nella sua francescana semplicità.

29 luglio

Oggi dedichiamo tutta la giornata a Cala Violina, il bellissimo golfo protetto dalla pineta che si raggiunge tramite un sentiero pedonale di circa un chilometro e mezzo. Siamo con i nostri amici, Carla e Franco, Christiane e Franco (con loro, Aurora) ed è un piacere stare semplicemente insieme a condividere sole e mare. Ricorderemo questa giornata per il malore di Franco, che lì per lì ci ha fatto molto spaventare, ma si è poi risolto in niente di grave, con grande sollievo generale

30 luglio

La vacanza volge al termine, ormai quasi tutto diventa impostato in preparazione alla partenza, ahimè. Per approfittare fino in fondo del mare e del sole, stiamo tutto il giorno sulla spiaggia della Sterpaia, la più comoda perché vicina, perché poco affollata, perché il mare è bello.

Dopo cena andiamo a Follonica per salutare Antonio e Angela, e cogliamo un tramonto, una Golden Hour, insuperabile

Andate al Giardino dei Tarocchi, con i bambini!