(25 giugno – 11 luglio 2017)

Cattura

Ci sono uomini, in Grecia, con un profilo che sembra ricalcato da quelli incisi su affreschi dell’epoca minoica. Ci sono donne, in Grecia, con capelli così lunghi e folti, portati raccolti in trecce voluminose, che sembrano statue di marmo improvvisamente animate.
E’ una terra bellissima e sorprendente, che ho lasciato con il rimpianto di non averle dedicato abbastanza tempo, almeno questa volta.

25 giugno 
Dovevamo partire alle sei del mattino e avere già praticamente da goderci tutta la giornata a Santorini. Invece il volo è stato spostato di 12 ore, con ulteriore ritardo. L’aereo è piccolo e vola basso nelle perturbazioni, ma alla fine ce la facciamo: Santorini, eccoci!
L’hotel Tamarix del Mar a Kamari, è un sorprendente borgo bianco e azzurro appena dietro la strada, raccolto intorno alla piscina. In camera troviamo una fresca insalata e una bottiglia di vino a darci il benvenuto.

La camera è una mini suite molto bella e fresca, e dopo una notte un po’ breve, ma riposante, ci alziamo contemplando la luce esplosiva della Grecia, la leggerezza dell’aria, il caldo torrido del sole, il rigoglio delle bouganville.

26 giugno

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Santorini è tutta nera o rossa, nel caso qualcuno si dimenticasse che sta seduto su un vulcano attivo. Dai rubinetti esce acqua salata, è chiaro che il vulcano non prevede sorgenti di acqua dolce. Il contrasto tra i suoi colori scuri e quelli squillanti della vegetazione, l’azzurro del cielo, il blu del mare, oltre a questa energia silente nel profondo, ne fanno un luogo di insolito fascino e, obiettivamente, grande bellezza.
Oggi la giornata è interamente dedicata alla visita e perlustrazione dell’isola. Affittiamo una macchina (rossa) e partiamo subito. La prima tappa dovrebbe essere la visita della vecchia Thira, che tra l’altro è molto vicina a Kamari, ma oggi è lunedì ed è chiusa. Pazienza. Proseguiamo per la spiaggia di Perissa, un litorale lungo, nero e bollente con alle spalle una roccia verticale brulla e arida.

La spiaggia è un vero problema, già al mattino alle dieci è così calda che risulta quasi impossibile stare in piedi o sdraiati. In compenso il mare è trasparente e leggero, lì ci rinfreschiamo con un bagno dopo l’altro.
In verità a Perissa non c’è altro che la spiaggia, proseguiamo quindi verso Akrotiri per vedere la spiaggia rossa. Qui lo spettacolo comincia a farsi difficile da raccontare, tanto è suggestivo. La spiaggia rossa, che deve il nome al colore delle rocce che la compongono e la circondano, si raggiunge dopo un sentiero discretamente lungo, ma agevole, e si stende sotto una parete verticale rosso-nera, nella quale ancora si indovina il vulcano. Il mare, inutile dirlo, è trasparente e placido come un cristallo, e sembra quasi intimorito da questa roccia che conserva la forza del fuoco vulcanico.

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L’altro versante del promontorio che accoglie Akrotiri si affaccia sulla caldera, dalla quale spuntano i tre isolotti: Thirassia, Nea Kameni, Palea Kameni. Scopriremo poi che, contrariamente a quanto dicono tutte le guide, questo è il miglior punto di osservazione per questa voragine piena d’acqua che, dice la leggenda, forse ha inghiottito la mitica città di Atlantide.

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Proseguiamo il nostro giro verso Fira, la città più importante dell’isola. Bella e suggestiva con le sue case immacolate dalle pareti arrotondate, ma caotica e vanamente lussuosa come non ci saremmo mai aspettati.DSC01106.JPG

Facciamo un doveroso giro giusto per avere qualche termine di confronto, ma scappiamo volentieri in direzione di Oia. Siamo sulla punta più settentrionale dell’isola e, senza volerlo, cogliamo un momento magico: la cittadina è quasi deserta. Scopriremo verso sera che può riempirsi esattamente come Fira, ma nel frattempo la giriamo in lungo e in largo in compagnia di pochi turisti come noi. Case bianche, tetti azzurri esattamente come il cielo, piscine nascoste, scale e gradini, porte antiche e bellissime, bouganville rigogliose e invadenti, Oia è anche molto elegante.
Una birra in un piccolo bar ci permette di guardare un po’ il passeggio e goderci la caldera dal versante opposto rispetto ad Akrotiri. Passeggiamo ancora perlustrando altri angoli, scendendo e salendo molti altri gradini, qualche volta insieme agli asini, legittimi abitanti di questi percorsi, e finalmente viene l’ora di cena. Ci fermiamo in un piccolo ristorante con una bella terrazza panoramica e assaggiamo la zuppa di pesce di Santorini, mussaka e sarde al forno, tutto ottimo. E’ quasi l’ora del tramonto: andiamo a godercelo pienamente a Emeravigli, sopra Fira: siamo in prima fila per uno spettacolo che non dimenticheremo.

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Rientriamo verso Kamari, non è tardi e ci sta ancora una bella passeggiata sul lungomare.

27 giugno
Possiamo permetterci di non approfittare di questo mare perfetto? La spiaggia di Kamari è nera, ampia, molto ben attrezzata. Ci stiamo tutto il giorno, alternando lunghi bagni nell’acqua, che è fresca, leggera e molto salata, e soste al sole bollente che asciuga via tutta l’umidità dei mesi passati. Ci sono 42 gradi, ma non si sentono. La brezza soffia costante e misurata, un piacere continuo sulla pelle.
Ceniamo alla Taverna Sellada, un posto semplice, dall’aria tradizionale, con ottima cucina speziata. Torniamo poi sul lungomare per scoprire una Kamari notturna e modaiola, fatta di locali dalle luci soffuse e musica dal vivo spesso di scarsa qualità. Una forma di divertimento molto globalizzato ma, se funziona, hanno ragione loro. Del resto, per queste isole il turismo è l’unica risorsa. Detto questo, il bilancio è ampiamente positivo.

28 giugno
42 anni, e non posso dire di non sentirli. Anche ultime ore a Santorini, dedicate più possibile alla spiaggia e a infinite nuotate. Alle 15 lasciamo puntualmente il Tamarix del Mar e con il taxi raggiungiamo il porto di Athinios. Arrivarci è emozionante: dopo esserci arrampicati fino a Pyros, in vetta all’isola, si entra nella caldera e si scende per una ripida serpentina fino al mare, con la vista magnifica del piccolo arcipelago rimasto dopo l’eruzione e l’inquietante effetto nuvola del mare che, per il gran caldo, evapora, facendo immaginare ebollizioni profonde.

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La sala d’attesa del porto è costituita da lunghi muretti sui quali sedersi, posti sotto una tettoia per ripararsi dal sole e dal gran caldo. Non c’è quasi nessuno e si sta anche bene, ma siamo molto in anticipo, e piano piano arrivano pullman e taxi che scaricano altri viaggiatori, sia quelli diretti a Creta come noi, che i crocieristi attesi nei palazzi galleggianti che stazionano in rada. Per qualche attimo temo di non cavarmela in mezzo a tanta confusione, ma all’improvviso echeggia una voce, Iraklion! L’aliscafo sta arrivando e ci fanno raccogliere nella zona dell’imbarco. Questo si svolge in modo ordinato e tempi rapidissimi, ripartiamo con solo 15 minuti di ritardo sull’orario. Il mare, nonostante la fama delle Cicladi, è piatto, e alle sette sbarchiamo nel grande porto di Iraklion, nella grande isola di Kriti, tutt’altro contesto che la piccola Santorini. Già l’aria, pervasa da un’umidità tutta continentale, ci fa capire che, anche se un’isola, Creta non lo è così tanto. Dopo la sosta in hotel, il Capsis Astoria, sulla piazza della Libertà, la più centrale, facciamo un primo giro perlustrativo nella zona pedonale, sufficiente a orientarci, e mangiamo mussaka e pesce davanti al mare.

29 giugno
Grande festa a Roma, oggi, è San Pietro, e anche San Paolo, quindi tanti auguri a noi. Devo dire che ne sono arrivati tantissimi. Appena pronti, prendiamo il bus n. 2 che ci porta al palazzo di Cnosso. Credo che, a parte qualche pietrone qui e là, ci sia più ben poco di originale: molto è stato ricostruito dall’inglese Arthur Evans, che ne ha scoperto le rovine, mentre gli affreschi sono stati sostituiti con delle copie, gli originali sono al museo archeologico di Iraklion. DSC01225.JPGMa la ricostruzione in cemento armato, ben riconoscibile, aiuta moltissimo la fantasia nell’immaginare come doveva essere questo palazzo magnifico che oggi compie circa 3700 anni. La società Minoica, vera culla della civiltà europea, era molto evoluta sia dal punto di vista tecnico (le case erano fresche e arieggiate, l’acqua potabile arrivava all’interno, le fognature funzionavano perfettamente, l’igiene era una priorità) sia dal punto di vista politico e sociale. Il re Minosse (un titolo più che un nome proprio) aveva capito che un popolo che sta bene è pacifico e non si ribella, e quindi distribuiva equamente le risorse, assicurandosi pace e prosperità.DSC01238.JPG
Da Cnosso rientriamo a Iraklion e adiamo subito al museo archeologico: vogliamo vedere gli affreschi e i mosaici originali. Ci sono, ma la vera sorpresa è rappresentata dall’enorme quantità di oggetti di uso comune, e dai gioielli esposti. Arrivano da Cnosso, e da molti altri palazzi minoici sparsi nell’isola. Moltissimi pezzi potrebbero ancora valorizzare le nostre case, oggi, tanto sono eleganti ed essenziali, così come i gioielli, raffinatissimi.

DSC01251.JPGDedichiamo il tempo che ci rimane per capire meglio Iraklion. E’ una città abbastanza grande che, al di fuori del centro storico, è costituita da innumerevoli palazzetti non più alti di due o tre piani, dalla forma praticamente cubica, tinteggiati di bianco o di beige, e accatastati l’uno sull’altro senza un ordine preciso. In mezzo a questo caos, i monumenti ancora intatti costruiti dai veneziani intorno al 1500 spiccano senza fatica per bellezza ed eleganza.
Cominciamo da Koulé, la fortezza veneziana che guarda il mare, al limitare del porto. Una costruzione massiccia iniziata poco dopo l’anno mille, e recuperata dai Veneziani dopo la conquista della città, nel XVI secolo. La ristrutturazione da parte della Serenissima ha impiegato 15 anni prima di essere terminata (1525 – 1540), e conserva la possenza di un monumento voluto da una grande Repubblica Marinara, con elementi di delicata eleganza. Rientriamo in centro per ammirare la Loggia veneziana, oggi sede del Comune, la chiesa di Ayios Tio, patrono dell’isola, con un interno magnifico e la facciata nel più puro stile veneto, alla fontana del Morosini, e ci spingiamo fino alla chiesa di Santa Caterina, cattedrale della città, dove scopriamo che ci sono, prospicienti la stessa piazza, altre due chiese.DSC01282.JPG

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Ora c’è solo il tempo di rientrare per una doccia, andare a cena (sempre pesce!).

30 giugno

Oggi si cambia! Affittiamo una macchina (ancora rossa) e ci spostiamo verso ovest, a Rethymno. Lo consideriamo un punto di partenza per visitare l’estremità occidentale di un’isola lunga e stretta come appunto è Creta. Purtroppo l’albergo scelto ci delude un po’: è lontano dal centro, ha piscina e spiaggia private, ma della prima non so che farmene, mentre la spiaggia è poco attraente. Non solo, la nostra stanzetta porge sul retro, verso una strada di grandissimo traffico, molto rumorosa. Scopriremo poi che poche centinaia di metri più avanti comincia l’autostrada. Fa molto caldo, un caldo umido e appiccicoso, e nemmeno il mare aiuta, perché ha una temperatura mai sentita prima, tanto è elevata, e un aspetto stagnante, dovuto a frangiflutti posti al largo, che lo rendono ancor meno piacevole. Alla sera facciamo un giro nella città vecchia, che si riscatta con la sua bellezza caratteristica e i suoi negozietti, alcuni davvero originali e di qualità. Merita un approfondimento. Delizioso il vecchio porto, un angolino caratteristico con le casette dei pescatori tutte colorate che si riflettono nell’acqua.

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1 luglio
Eccoci in luglio! Lo accogliamo andando a visitare la spiaggia di Elafonissi, una delle più famose di Creta. Ci vogliono circa due ore, di cui una abbondante sull’autostrada che corre in riva al mare, offrendo scorci meravigliosi, e la seconda tagliando la montagna. Proprio quest’ultima parte, pur lunga per la situazione della strada piena di tornanti, è bellissima: si entra nella Gola di Deliana, dove la roccia si apre in verticale e la si attraversa tutta, in mezzo a fioriture spontanee, pinete festanti di cicale e macchia mediterranea. Alla fine, quando si rivede il mare, si percorre l’ultimo tratto in mezzo a migliaia di ulivi. E finalmente Elafonissi. Non ci sono le parole. La spiaggia bianca, il mare turchese in ogni gradazione, l’acqua placida e fresca, nemmeno una barca. C’è molta gente, ma lo spazio è tanto e ci stiamo tutti. Troviamo un ombrellone e due lettini dove stare comodi, e ci godiamo questo paradiso che sembra portarci direttamente ai tropici. Rientriamo pieni di sale e di sole. Alla sera ceniamo in camera, sul terrazzino rumoroso, e ci ristoriamo con tanta verdura e frutta fresca … e un goloso bombolone.

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2 luglio
Dedichiamo la mattinata alla visita di La Canea (per i veneziani del 1500), Xania (per i greci), Hania (per i turchi) la capitale morale dell’isola. E’ una città estesa, ma l’area interessante è quella antica, del porto e della zona immediatamente retrostante. Mi conquista subito, con i suoi vicoletti pieni di locali e negozi, ma anche tanti fiori che riempiono di colore e si affacciano da ogni angolo. L’area del porto, se da un lato rivela ormai la presenza di hotel senz’altro lussuosi, dall’altra mantiene la caratteristica di una corona di edifici affollati e attaccati uno all’altro, con facciate di diversi colori e tante finestre aperte alla luce. All’estremità c’è la fortezza, chiamata Firkas, oggi sede del museo navale, di fronte il faro veneziano, dall’altra parte la straordinaria Moschea dei Giannizzeri, Kioutsouk Hasan, la più antica di Creta. Oggi è sconsacrata e ospita mostre d’arte, ma all’interno si vede ancora chiaramente il mirhab.

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Arrampicarsi nel dedalo di stradine permette di scoprire sia l’influenza araba, riconoscibile dalle architetture geometriche e prive di ornamenti, sia quella, magnifica, veneziana, con porte e portali finemente modellati e ampie finestre incorniciate da modanature in pietra. Visitiamo anche l’interessante Sinagoga, Etz Hayyim, da poco ricostruita, e una bella chiesa ortodossa.
La mezza giornata è sufficiente per conoscere Xania, torniamo a Rethymno e terminiamo il pomeriggio placidamente in spiaggia. Peccato per il mare così caldo!
La sera, ottima cena da Lemonokipos, dove si mangia all’aperto sotto gli alberi di limone

3 luglio
Abbiamo dedicato l’intera giornata alla visita della laguna di Balos e della fortezza di Gramvoussa. Siamo andati fino al porto di Kissane dove, alle 10 e 40, ci siamo imbarcati non su una barchetta o un catamarano, ma una vera nave, che ha costeggiato tutta la penisola di Gramvoussa e ci ha scaricati, come prima tappa, nella laguna di Balos. La giornata è stata molto ventosa e il mare molto mosso, quindi i tempi di navigazione sono stati più lunghi rispetto alla regola, ma abbiamo fatto tutto. La laguna di Balos è, appunto, una piccola laguna di acqua salata che si raccoglie tra due spiagge bianche aperte, ma protette da una insenatura naturale. Il forte vento ha rinfrescato l’aria e reso possibile la permanenza e il passeggiare al sole per molte ore.

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La seconda tappa è stata dedicata alla fortezza di Gramvoussa, una costruzione di probabile origine turca posta in cima a un costone di roccia, su una isoletta pietrosa del piccolo arcipelago. Forse qualcuno ha raggiunto la cima e la fortezza, forse. Io sono rimasta tranquillamente seduta a bagnarmi nell’acqua trasparente e scaldarmi al sole nella piccola, bellissima spiaggia sabbiosa.
Il percorso di ritorno è stato anche più ballerino che all’andata, un po’ emozionante e anche molto divertente.
A conti fatti, siamo stati in giro per 12 ore. Alla sera, pomodori freschi e olive Kalamata mangiati sul terrazzo, piacevolissimo.

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4 luglio
Oggi è l’ultimo giorno a Rethymno, è il momento di visitare la città con un po’ di raziocinio. E’ una città universitaria, quindi con una parte nuova e anonima, ma la città vecchia è suggestiva e accogliente, con il dedalo di vicoletti che si incrociano uno nell’altro. Naturalmente è una città aperta ai turisti, e i negozi sono praticamente tutti dedicati a offrire souvenirs o prodotti locali. Come a Xania, la contaminazione tra architettura veneziana e araba è continua e senza regole: portali patrizi che si aprono su cortili meravigliosi, finestre grandi con terrazzi fioriti, o cubi di spessa pietra, freschi e razionali. Tra tutto questo, i monumenti più significativi sono la fontana Rimondi, con le teste di leone, la bellissima loggia, il museo archeologico con il magnifico portale e, a fianco, un arco decorato e, sulla grande piazza Andistasis, la moschea di Nerandzes, con il suo minareto altissimo.

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DSC01458.JPGAcquistiamo delle olive Kalamata da portare in Italia, e per puro caso, ci troviamo in un negozio ricco di storia: una ragazza albanese che parla perfettamente l’italiano ci racconta che, durante la ristrutturazione, è emerso uno spazio occupato in passato da una chiesa veneziana e, prima ancora, da un magazzino che i turchi usavano per olio e vino.
Ci dirigiamo verso il mare per rivedere il delizioso porto, quindi proseguiamo per costeggiare l’imponente costruzione della fortezza veneziana, posta sopraelevata, a guardia della città, contro i pirati e gli invasori dal mare. La fortezza sembra emergere dalla roccia, ed è curioso trovare su un lato a metà altezza, una piccola cappella ortodossa completamente scavata in una grotta.

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Nel pomeriggio, meritato riposo in spiaggia, a goderci la mareggiata, e a cena ancora sul terrazzo. Facciamo un’ultima passeggiata per riempirci gli occhi dell’ora del tramonto.

5 luglio
Eccoci arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio. Siamo a Elounda, raggiunta dopo circa due ore e mezzo di auto in mezzo a piantagioni di ulivi, montagne di argilla e macchia mediterranea. Arriviamo dall’alto, con un panorama mozzafiato del doppio mare, diviso dalla sottile lingua di terra che caratterizza questo angolo. Elounda è tutta bianca, nuova, e si fatica un po’ a trovarne l’anima, ma è molto carina e vivace. Ha un grazioso porto turistico, una bella passeggiata in mezzo all’acqua, una bellissima spiaggia e tanti locali e negozi.DSC01480.JPG
Per oggi abbiamo girato abbastanza. Il nostro hotel, Elounda Krimi, è molto bello, e ci hanno riservato una stanza con una bellissima vista sul mare. La sera ceniamo molto bene alla Taverna Paradiso, con vista sull’acqua e silenzio totale.

6 luglio
Iniziamo la giornata con una bella colazione all’aperto. Andiamo poi al porto di Elounda per salire su una barca e visitare la fortezza di Spinalonga. C’è molto vento e il mare è un po’ agitato, ma la gita in barca è piacevole. La barca si chiama Margarita, ed è una piccola imbarcazione old style, tutta in legno. La fortezza si rivela una discreta delusione, non fosse altro per il prezzo di ingresso, esoso e inaspettato. Siamo ancora una volta dentro una costruzione fatta dai veneziani, poi occupata dai turchi, che presenta una particolarità recente, datata nel secolo scorso: fino al 1957 è stata zona di confino per i lebbrosi. La fortezza è possente, per quello che ne rimane e che è visitabile, e ci si chiede come e con che mezzi abbiano potuto realizzare una costruzione simile su un’isoletta come questa. La parte che ancora ricorda il soggiorno dei malati è piuttosto triste: piccolissime abitazioni, ormai semi distrutte, una piccola chiesa.
Rientriamo a Elounda e, con mio grande piacere, mi spalmo sulla bellissima spiaggia, davanti al mare incantevole (fresco, trasparente, calmo) e resto lì fino al tardo pomeriggio in pace e riposo assoluto.DSC01496.JPG
Alla sera decidiamo di cenare in albergo, ma non è una buona idea, sembra la cena di un villaggio turistico! Per fortuna la bella passeggiata fino al porto, costeggiando i laghi salati, ci riporta il buonumore

7 luglio
Se sul lato occidentale di Creta la spiaggia più nota e più bella è quella di Elafonissi, da questa parte si visita Vai: un angolo sabbioso preceduto da un fitto palmeto spontaneo, il più grande d’Europa. Si ha quasi l’illusione di essere ai tropici! Raggiungere Vai non è né breve né veloce: si percorre l’autostrada fino a Sitia, poi la strada incomincia a diventare più stretta, mentre il percorso aumenta il suo fascino: si entra letteralmente in mezzo ai monti, rigogliosi di vegetazione e, tra uno scorcio e l’altro verso l’azzurro, finalmente si ritorno al livello del mare, si incontrano le prime palme, ed eccoci!
Mare magnifico, perfetto per lunghe nuotate, sole bollente, brezza fresca e intensa, folla contenuta, una giornata perfetta, che suggelliamo con un’altra ottima cena alla deliziosa Taverna Paradiso.DSC01541.JPG

8 luglio
A parte il vento, ancora un po’ forte, la giornata è perfetta, e ce ne stiamo sulla spiaggia di Elounda godendoci il sole e tante nuotate. A metà pomeriggio ci prepariamo, vogliamo visitare Ayos Nicolaos, il centro più importante di questa zona. Purtroppo si rivela una delusione: completamente sparita ogni traccia di storia, oggi è infestato da costruzioni nuove, spesso molto alte, alberghi vistosi, negozi costosi con brutta merce, automobili e moto che sfrecciano ovunque, anche dove ci si aspetterebbe un po’ di tranquillità. Peccato, perchè paesaggisticamente è davvero bello e particolare, una specie di collinetta circondata per tre quarti dall’acqua, acqua che si insinua a formare un laghetto proprio al centro della cittadina.
Ceniamo molto bene al ristorante Pelagos, in un bel giardino riparato e sotto l’ombrello naturale di un’enorme bouganvillea.
Al ritorno verso Elounda, il mare scintilla sotto la luna piena.

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9 luglio
Siamo agli sgoccioli della vacanza, e il desiderio più forte è quello di godersi le ultime ore sulla bella spiaggia di Elounda. Ma c’è ancora qualcosa che dobbiamo vedere, l’antica città sommersa di Olous. Si trova proprio al di là del breve istmo di terra che collega Elounda con la brulla montagna di fronte. Tutto valorizza la visita: la passeggiata in riva al mare, i vecchi mulini in parte ristrutturati, i resti delle mura della città immersi nell’acqua, una piccola chiesetta ortodossa, e il bel mosaico con i delfini conservato all’interno di una basilica paleocristiana. Tutto questo in un contesto tranquillo e silenzioso, davanti al mare, circondato da pini marittimi e ulivi, dove le cicale non smettono di cantare. Scopriamo un piccolo ristorante sull’acqua, Kanali, e prenotiamo un tavolo per la sera.

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La giornata trascorre in spiaggia, o meglio, in acqua. La serata, un po’ ventosa, è però ricca di soddisfazione: Kanali è un’eccellente scelta, il menu a base di pesce è ottimo, e il servizio è essenziale, ma perfetto. Non potevamo essere più fortunati durante la nostra ultima serata a Elounda.
Rientrando in albergo, la luna piena ci illumina la strada.

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10 luglio
Oggi incomincia il viaggio di ritorno. Salutiamo l’hotel Elounda Krini, che ci stupisce con un piccolo omaggio di prodotti greci. Ci siamo organizzati e passiamo la mattina in spiaggia, ma nel primo pomeriggio ci mettiamo in marcia verso Iraklion. Salutiamo la nostra fida macchinina rossa, ci facciamo una doccia e torniamo a mangiare un’ottima cena greca in riva al mare, davanti a un tramonto che più bello non potrebbe essere.

tramonto
11 luglio
Ready, steady, go!

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