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12 agosto  – Arriviamo a Dublino, ritiriamo l’auto e subito prendiamo coscienza di alcune cose: le scritte sono tutte proposte anche in gaelico, ogni contea è fiera dei suoi colori e la guida è a sinistra. Non cerchiamo vie di mezzo, la nostra prima tappa è il sito monastico di Glendalough, che raggiungiamo attraverso una strada lunghissima, stretta, solitaria, immersa nella più classica brughiera dell’iconografia irlandese, ricca solo di erica e pecore. L’impressione, che ritroveremo spesso, è di essere in the middle of nowhere. Ma ne vale la pena, il posto è davvero incantevole, un villaggio in pietra medievale perfettamente conservato, immerso in una natura fiorita e vicino a un bel laghetto. Tutto invoglia ad apprezzare la calma e il silenzio del posto, davvero mistico.

Lasciamo Glendalough per raggiungere Kilkenny, county town della propria contea (colori giallo e nero) e unica città che non sorge sulla costa, famosa per l’omonima birra, ma soprattutto per essere la città medievale meglio conservata d’Irlanda, caratteristica per le facciate dei suoi vecchi edifici e per i suoi vicoli. Arriviamo in serata, alloggiamo all’hotel River Court, molto elegante e con uno scenografico affaccio sul fiume Nore, e ceniamo al ristorante Langtours: l’atmosfera è delle più allegre, come tutti i locali, anche questo offre musica dal vivo dai ritmi trascinanti.

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13 agosto – La mattina successiva, dopo un lussuosissimo breakfast, visitiamo con attenzione Kilkenny. Percorriamo High Street, la strada centrale dove le case hanno ancora le dimensioni che avevano nel medioevo, e dove si affacciano i monumenti più significativi, tutti caratterizzati dalla pietra calcarea nera con cui sono stati costruiti: il Tholsel con la sua torre dell’orologio, l’edificio che ospita alcuni uffici del consiglio comunale; Rothe House, la casa dei mercanti del XVI secolo con un piccolo museo di reperti d’epoca all’interno. Un po’ decentrata c’è  la Black Abbey, austera all’esterno, ma molto accogliente all’interno, con le volte basse,  splendide vetrate decorate e i famosi monumenti in pietra specifici di Kilkenny.  Su una collinetta in cima a Irishtown  c’è la grande St. Canice’s Cathedral, eretta nel Duecento sul sito dell’omonimo monastero, all’interno della quale sono notevoli le numerose targhe funerarie. A fianco della cattedrale sorge una torre cilindrica, all’interno della quale è possibile arrampicarsi (e noi naturalmente lo facciamo) per godere dall’alto del panorama della città e della campagna intorno. Ritorniamo verso il centro e riattraversiamo le strade, dove gli storici negozi dalle cornici delle vetrine in legno laccato si alternano ai riferimenti al passato medievale, ma anche ai fieri colori della contea (giallo e nero), per raggiungere e visitare il severo Castello di Kilkenny, affacciato sul fiume Nore ed eretto nella pietra grigia chiamata marmo di Kilkenny. La famiglia proprietaria, Butler, conti di Ormond, lo possiede tra alterne vicende dal 1392. All’interno, oltre alla biblioteca e alla sala dei ricevimenti, è particolarmente interessante la Long Gallery: qui i ritratti dei Butler sono allineati sotto un delicato soffitto a cassettoni del XIX secolo, mentre un lucernario lungo quanto la galleria permette alla luce del giorno di rischiarare l’ambiente. Le scuderie settecentesche del castello ospitano oggi l’interessante Kilkenny Design Center, uno spazio circolare per una colorata vetrina dedicata alle produzioni moderne di tessuti, ceramiche, gioielli e mobili.

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Andiamo verso il mare, e sulla strada raggiungiamo Waterford: qui giovani studenti arrotondano cantando, e bene,  agli angoli delle strade. La città, fondata dai Vichinghi, conserva ancora parte delle sue mura. Il monumento più caratteristico è la Reginald’s Tower, circolare, che sorge vicino a The Mall, l’ariosa passeggiata sul lungofiume Suir. La città si sta preparando ad ospitare la Tall Ships Race, una regata con barche a vela di tutte le fogge ed epoche, e già se ne vedono diverse ancorate nell’estuario del fiume. Il nostro pranzo, oggi, è un cestino di gustose fragole. Waterford è particolarmente famosa per le sue cristallerie, che però noi snobbiamo. Continuiamo fino a raggiungere il mare, e arriviamo a Tramore, una città bella ed elegante.

C’è la bassa marea, quindi la spiaggia di sabbia è particolarmente ampia, e intorno al golfo si stagliano le prime cliffs, rocce verticali, coperte di prati verde smeraldo che arrivano fino al mare. Lo spettacolo della bassa marea è qui molto intenso: anche se non guardiamo l’oceano Atlantico, la forza è quella, quindi il paesaggio mostra rocce emerse, barche in secca, spiagge infinite. I percorsi più interni si snodano subito in campagna, dove dobbiamo dare la precedenza a mandrie di mucche in spostamento. Raggiungiamo un altri sito monastico, pre normanno, di particolare bellezza e suggestione, Ardmore.

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Oltre alla consueta torre cilindrica, sono le rovine della cattedrale di St. Declan che meritano grande attenzione, e in particolare i pannelli in pietra. Sono incorniciati da una doppia fila di archi, e raffigurano un Arcangelo Michele alato che pesa sulla bilancia le anime dei defunti, Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso Terrestre e St. Declan che converte i pagani. Accanto alla facciata c’è l’oratorio del santo, e si dice che St. Declan sia arrivato in Irlanda intorno all’anno 400, ben prima di San Patrizio. Proseguendo verso il mare c’è ancora il pozzo di St. Declan, circondato da alcune croci celtiche. Continuiamo il nostro viaggio e arriviamo a Cork. Con qualche piccola difficoltà troviamo l’hotel, Hayfiels Manor (Small & Luxury Hotel), veramente chic, dove ci consegnano anche una piccola scheda con la traduzione di alcune frasi in gaelico. L’accoglienza è veramente british, con personale elegantissimo che ci aiuta con disinvoltura e chiacchiera, giustamente,del tempo. In camera troviamo addirittura un piccolo set per esercitarsi a giocare a golf! Ceniamo piuttosto bene nel bistrot dell’albergo.

14 agosto – Dopo un altro ottimo breakfast, partiamo alla conquista di Cork (bianco e celeste), ancora una città su un fiume, il Lee. Cork è piuttosto grigia nel suo insieme, ha un aspetto un po’ dimesso sebbene resistano ancora alcune dimore georgiane. Visitiamo l’austera cattedrale dedicata a St. Finbarr, sulla strada verso il centro della città, e scopriamo che si sta celebrando “The year of the constant reader”. Facciamo un giro per il centro, verso St. Patrick Street e l’English Market, gli spazi tradizionali dove i cittadini di Cork si incontrano.

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Riprendiamo il viaggio verso una tappa davvero curiosa: Blarney Castle. Si tratta di una fascinosa roccaforte affacciata sul fiume Martin, dove è possibile salire fino in cima e baciare, in posizione un po’ precaria, la Blarney Stone: solo dopo questo rituale si ottiene, dice la leggenda, il dono dell’eloquenza. Noi siamo prudenti, poi non crediamo nelle favole, quindi ci limitiamo ad ammirare il panorama dall’alto. Scendiamo per fare una suggestiva passeggiata, dove storia e leggenda si intrecciano ancora una volta: tra un dolmen, una cucina della strega e un cerchio druido, godiamo del rigoglioso verde irlandese.

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Il nostro viaggio riprende verso ovest, all’interno di questo paesaggio umido, morbido e intimo: la prossima tappa è il famoso Rink of Kerry (giallo e verde). Intanto  seguiamo il fiume Lee fino a Macroom, attraversiamo il Killarney National Park, con i suoi laghi spettacolari immersi in un paesaggio di smeraldo, erbe, erica e torba, e arriviamo a Kenmare, caratteristica con le sue case di sasso e i locali di live music che si susseguono uno dietro l’altro, e dove inizia ufficialmente il Ring of Kerry.

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La giornata è particolarmente piovosa, e ci regala un paesaggio irlandese un po’ ingrigito, ma per fortuna la tappa odierna non prevede passeggiate a piedi, quindi poco male, il fascino dell’Irlanda risiede anche nel saper essere seduttiva con ogni tempo. Ci allontaniamo dal perimetro costiero per visitare Staigue Fort, una costruzione circolare datata 1500 a.c., posta all’interno di una splendida vallata circolare piena di fiori colorati, e dalla quale si gode l’ennesimo panorama mozzafiato.

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Continuiamo il perimetro del Ring of Kerry, ancora meravigliati della mutevolezza di questo paesaggio dove brillano i verdi dei prati, i colori sgargianti dei fiori e i movimenti continui delle nuvole in cielo. Non incontriamo cittadine o paesi, ma villaggi di poche case, e in serata arriviamo a Tralee., dove sostiamo al Ballygarry House Hotel.

15 agosto – Ci svegliamo in una splendida giornata di sole! Tralee si conferma una tranquilla, piacevole cittadina irlandese, con le sue case a due piani, colorate, e i tetti spioventi in ardesia. Le strade sono decorate con rose stilizzate, perché in questi giorni si svolge il concorso di bellezza “The Rose of Trallee”, che pare sia piuttosto famoso.

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Noi lo trascuriamo e andiamo a visitare Blennerville Windmill, un autentico mulino a vento che sorge vicino sia al fiume che a quello che resta delle ferrovia Dingle-Tralee, una via di comunicazione molto importante in passato. Il mulino è oggi un museo, ma si può visitare comodamente tutto, e godere dai piani superiori del bel panorama aperto.

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Riprendiamo il percorso e incontriamo Listowel, dove rimane un imponente e severo castello medievale, e attraversiamo una zona dove sono ancora presenti molti reperti preistorici, abitazioni di pietra con i tetti di paglia e monoliti. Ci dirigiamo a Tribert, sulla costa: per velocizzare il tragitto decidiamo di attraversare il golfo su un traghetto, nel nostro caso lo Shannon Breeze.  Fa caldo e finalmente ci ritroviamo in un corretto clima estivo, e ci godiamo la traversata in compagnia di un delfino.Entriamo nella contea di Clare, la prima tappa è il Bunratty Castle, che ci delude un po’, in quanto è molto ricostruito e rappresenta più un luogo di divertimento che di interesse storico.

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Riprendiamo la strada, siamo piuttosto nell’interno, ed è un’emozione godere di questo verde straordinario che brilla sotto il sole, in contrasto con i bianchi muretti a secco e i tanti fiori spontanei e multicolore. Non mancano i resti di vecchi castelli e monoliti disposti a cerchio: siamo nel Burren National Park e nel suo paesaggio lunare. La vallata è bellissima, aperta a vista d’occhio, i colori della natura scintillano al sole, le pietre di arenaria nascondono cimiteri preistorici e semplici costruzioni e segnali, i dolmen resistono al tempo, così come l’imponente Caherconnell Stone Fort, vecchio di oltre 1500 anni.

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Ritroviamo il mare e il suo profumo a Ballyvaghan, dove troviamo una vecchia torre, Newton Castle, che ospita il Burren College of Art;  proseguiamo tra mare e campagna fino alle famose Cliffs oh Moher. La splendida giornata ci permette di fare una straordinaria passeggiata in costa, lungo il perimetro di queste strepitose scogliere che si alzano per oltre 200 metri, in perfetto verticale, dal mare. La formazione stratificata della roccia offre rifugio per i gabbiani, che ci volano vicini. C’è un percorso appena rientrato e assolutamente sicuro, ma lo spettacolo risulta davvero impressionante! Non è possibile limitare il tempo con tanta bellezza, ci fermiamo fino al tramonto, e alla sera raggiungiamo lo Spanish Point. Dormiamo al Bellbridge Hotel di Milltown Malbay, e cerchiamo di dimenticarcelo subito.

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16 agosto – Ci svegliamo con l’alta marea. Riprendiamo il viaggio ed entriamo, a Kinvara, nella contea di Galway. Ci dà il benvenuto  Dunguaire Castle, una severa torre del sedicesimo secolo che non anticipa la vivacità della città di Galway. Nonostante il tempo sia di nuovo coperto, facciamo una bella passeggiata nella via pedonale: ai Four Corners c’è Lynch’s Castle, una fortezza del ‘400, continuando arriviamo al fiume dove stazionano numerosi gabbiani. La zona del porto è vivacissima, piccole case di pietra con le finestre colorate  e targhe decorate, locali e pub in fila, tanti fiori. Costeggiando l’acqua si incontrano le antiche mura e le case dei pescatori, sui prati verdissimi ancora antiche pietre .

Sul ritorno incontriamo la Collegiata di San Nicholas, la chiesa più antica d’Irlanda ancora in uso. E’ curioso che la guida riporti il fatto che San Nicola è qui più conosciuto come Santa Claus, Babbo Natale, in ogni caso è il patrono dei marinai, e su un’isola è una bella responsabilità. Riprendiamo il viaggio verso una delle zone più intime, selvagge e belle d’Irlanda, il Connemara. Il paesaggio ritorna caratteristico, cielo grigio e pesante di nubi, erica e felci sui prati, rocce nere fin dentro l’acqua placida dei golfi, muretti a secco e fiori, tanti fiori colorati. Troviamo persino una spiaggia, Coral Beach, con tanto di capanno del bagnino. Arriviamo a Clifden, dove siamo attesi all’hotel Abbeyglen Castle, un vero maniero riadattato. Finalmente assaggio le famose ostriche irlandesi. E’ tutto molto lussuoso e davvero accogliente. Clifden ci accoglie con piccole casette colorate e la guglia della sua chiesa. E’ la settimana del Pony Show, ma noi non vediamo nemmeno un cavallo.

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17 agosto – Scegliamo la strada interna per ammirare il profilo dei Twelve Bens, la catena montuosa del Connemara, e raggiungiamo Kylemore Abbey, una gigantesca costruzione composta da castello, abbazia e chiesa gotica, che si riflette nell’omonimo lago e spicca nel rigoglioso sfondo verde del bosco che la circonda. Oggi è abitata da una comunità di monache benedettine, che ne curano la conservazione. Visitiamo l’interno, con gli arredi apparentemente pronti per l’accoglienza, il parco e gli incantevoli giardini fioriti, con le abitazioni degli antichi giardinieri.

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Riprendiamo la strada, entriamo nella contea di Mayo, raggiungiamo la Clew Bay e passiamo per Westport con i suoi ponti di pietra sul fiume Carrowbeg. Il mare della baia è disseminato di morbide isole, costituite da detriti di epoca glaciale; attraversiamo Newport e proseguiamo fino a Sligo. La città, molto bella, ci accoglie con le rovine di un convento medioevale. La parte centrale invita alla passeggiata, si percepisce la lontananza dal caos e dalla fretta dei grandi centri. Incontriamo la sinuosa statua di Yeats, che qui è nato e vissuto, l’omonimo Memorial Building, e anche qui godiamo della presenza dell’impetuoso fiume Garravogue. Pernottiamo all’hotel Radisson, un po’ decentrato ma con una strepitosa vista sull’oceano. Ceniamo molto bene in hotel, e poi facciamo un’inquietante passeggiata intorno, nel buio più profondo, costeggiando case vuote, mentre lontano scorgiamo le luci di Sligo.

18 agosto – Dopo un super breakfast ci avviamo verso il cimitero megalitico di Carrowmore, il più grande e antico sito d’Irlanda. Qui, in uno spazio verde aperto agli elementi, si passeggia tra dolmen e cavalli, in contatto con l’energia della natura.

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Lasciamo Carrowmore e l’oceano Atlantico per attraversare il paese e puntare direttamente verso Dublino. Facciamo una piccola tappa centrale sul Lough Owel e poi via, verso la capitale.

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Scendiamo all’hotel Paramount, con la classica struttura in mattoni, proprio al limite di Temple Bar, quindi facciamo subito una passeggiata esplorativa nella strada più famosa d’Irlanda. Costeggiamo il fiume Liffey fino al bellissimo Connell Bridge e diamo una prima occhiata alla parte più centrale della città. Scopriamo le case georgiane, il General Post Office, costruzione palladiana diventata monumento nazionale dopo l’insurrezione della Pasqua 1916, e il modernissimo Spire, una torre di acciaio riflettente,  la più alta nello skyline di Dublino. Salutiamo James Joyce appoggiato al suo bastone e cominciamo a notare alcune delle piastrelle in rame che raccontano il suo Ulisse. Rientriamo in Temple Bar per fare una foto alla signora Temple e, infine, cena nella Tea Room del Clarence Hotel, il ristorante di Bono Vox, dove però devo accontentarmi di una birra diversa dalla Guinness!

19 agosto – Inizia la scoperta di Dublino. La prima tappa è il Trinity College, una grande struttura naturalmente inserita nella città. Come si conviene a un college anglosassone, lo spazio esterno è molto vasto e piacevole, con un’architettura neoclassica. Visitiamo attentamente la strepitosa Long Library,  http://panoramicireland.com/arch/trinity.html costruita nel 18° secolo, che ospita più di 200mila libri, e la mostra “Turning darkness into light” dedicata al Book of Kells, il manoscritto miniato realizzato dai monaci irlandesi nel 9° secolo: contiene la trascrizione latina dei quattro Vangeli, oltre a numerose illustrazioni e miniature colorate.  Qui scopriamo l’arpa come simbolo di Dublino, e da questo momento la vedremo ovunque.

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Usciamo dal Trinity College e ci avviamo verso St. Stephen Green, un grande e splendido parco, e sulla strada incominciamo a notare i portoni colorati, anch’essi diventati simbolo della città. Sono di tutti i colori e tutti diversi, perfetti per le eleganti case georgiane con i mattoncini a vista e le ampie vetrate. Il parco è un vero punto di raccolta per il dubliners, in quanto offre la possibilità di immergersi nel verde più fitto, godendo delle fioriture e della tranquillità. Da qui percorriamo Grafton Street , una strada molto famosa, pedonale, piena di negozi. Pare che suonando in questa strada abbiano iniziato la carriera alcuni gruppi musicali diventati poi famosissimi … come gli U2! Lasciamo questa zona piuttosto elegante perché ci attende la visita dello stabilimento Guinness, la mia birra preferita. Allontanarsi dal centro vuol dire attraversare strade più strette, un po’ solitarie, caratterizzate solo dalle case in mattoni rossi, senza decorazioni. Lo stabilimento è molto grande, quindi è posizionato in periferia, ma entrare lì dentro vuol dire lasciare tutto per attraversare un ambiente magico, dove il processo di produzione è presentato in modo spettacolare. Tutto è grande. Facciamo shopping, io mi guadagno il meritato diploma di spillatrice, e beviamo talmente tanta birra che alla fine non ce la facciamo più! Piove, aspettiamo che smetta guardando il panorama di Dublino dalle grandi vetrate all’ultimo piano. Per cena scegliamo Gallaghers Boxty House, un buon locale in Temple Bar. E poi ancora un giro in mezzo ai  musicisti di strada, che in ogni angolo offrono uno spettacolo diverso.

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20 agosto – Dopo una mostra fotografica al National Photographic Archive in Temple Bar, che ci mostra un pezzo di storia dell’Irlanda attraverso le istantanee a molti sconosciuti protagonisti, visitiamo l’interessantissimo Dublin Castle. Abbiamo una simpatica guida che ci permette di percorrere la storia della città attraverso questo monumento, sorto proprio sui primi insediamenti. Già il nome, Dubh Linn in gaelico, significa Stagno Nero, situato proprio dove oggi sorge il castello. La costruzione risale almeno all’anno 1100: la maggior parte dell’architettura è datata XVIII secolo, ma ancora ci sono sezioni del fossato originale, la Records Tower e le fondamenta di altre torri. Fino al 1922 la proprietà era inglese, e in quell’anno il potere è stato consegnato al nuovo Stato Irlandese. Oggi è un luogo di prestigio internazionale, perfettamente arredato con mobili settecenteschi, quadri e tappeti. Visitiamo la stanza di James Connolly, il più famoso sindacalista e rivoluzionario irlandese, la sala del trono con uno spettacolare lampadario in oro che commemora l’unione tra Gran Bretagna e Irlanda nel 1801, l’ampio salotto e la galleria dei ritratti. In chiusura, la più importante, la Sala di San Patrizio, centro di importanti funzioni statali. Molte stanze hanno un caminetto, e la guida ci spiega da dove viene il detto “perdere la faccia”: nel 1700 si usava talmente tanto trucco che, vicino al calore del caminetto, poteva sciogliersi rivelando una carnagione non perfetta. Dopo le stanze del castello ci spostiamo alle fondamenta medievali, che una volta prevedevano un sistema idraulico con un collegamento al fiume Liffey, e infine, di fronte al castello, la Cappella Reale con il suo straordinario organo.

Sul piazzale del castello troviamo una eccezionale sorpresa: le Irish Sand Sculture, strepitose sculture di sabbia, capolavori effimeri talmente perfetti da tollerare e forse migliorare anche con le trasformazioni che derivano dall’esposizione all’aperto, vento, pioggia. Le sculture rappresentano il progetto di un gruppo di quattro artisti che, con scadenze regolari e in diverse parti del mondo, propongono la loro interpretazione di temi e personaggi diversi. Sono davvero incredibili!

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Fuori dal Castello visitiamo ancora la Chester Beatty Library & Gallery of oriental Art, una collezione privata di capolavori orientali lasciata in dono alla città di Dublino. Dietro al Castello c’è un curioso prato dove è disegnato il percorso ideale di un fiume, e poco lontano l’ufficio del turismo, ubicato in una vecchia chiesa gotica. Salutiamo la statua di Molly Malone e ci avviamo verso il Joyce Centre, dall’altra parte della città. Nel percorso possiamo ammirare i moltissimi portoni colorati così tipici di Dublino, ma attraversiamo anche una zona piuttosto degradata. La casa di Joyce è interessante e celebrativa, all’interno da consultare le opere dello scrittore: naturalmente il libro più stropicciato è Dubliners, che si apre da solo nelle ultime pagine del racconto forse più toccante del libro, con I Morti: Counterparts. Torniamo dall’altra parte del fiume per dedicarci a un’attenta visita della Cattedrale di San Patrizio, tempio della città. E’ un monumento straordinario, che riunisce la solennità religiosa alle caratteristiche storiche e folcloristiche. La costruzione, eseguita dai Normanni,  risale al XII secolo, con successivi rimaneggiamenti, e vanta la prima esecuzione, nel 1742, del Messia di Haendel, grazie al monumentale organo. Racchiude le tombe di Johathan Swift e della sua compagna, oltre ad altre tombe monumentali dedicate a scrittori irlandesi di tempi diversi, ben famosi in patria, meno fuori. La caratteristica più sorprendente dell’interno della Cattedrale di San Patrizio è rappresentata dagli stendardi dei Cavalieri di San Patrizio, in mostra sopra gli stalli del coro. C’è anche un curioso, antico portale di legno a cui mancano alcuni pannelli: nel 1492 serviva come porta della Sala del Capitolo nella Cattedrale; sul retro il Conte di Ormond vi si barricò per difendersi dal nemico, il Conte di Kildare. Ormond rifiutò di uscire, nonostante la promessa che non gli a sarebbe stato fatto alcun male, così Kildare ruppe con la lancia il legno della porta e vi infilò il braccio disarmato in segno di fiducia. Osmond strinse la mano, la pace fu fatta e da allora “changing one’s arm” significa correre il rischio. Nel parco davanti alla Cattedrale cerchiamo il leggendario Pozzo di San Patrizio, ma ne troviamo solo una moderna memoria. Finiamo la giornata a Temple Bar per cenare ancora da Gallaghers, e per godere dell’allegra vitalità di questo angolo di mondo.

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21 agosto – Dedichiamo l’ultimo giorno a Dublino per fare una lunga passeggiata sulle rive del Liffey, e raggiungere il porto. Nel tragitto, incontriamo il ponte disegnato da Calatrava, bellissimo, essenziale, geniale nel saper richiamare il disegno dell’arpa nella struttura. Incontriamo anche delle statue celebrative: da un lato un robusto pescatore intento nel suo lavoro, sul lato opposto, un gruppo di persone disperate che ricordano la grande carestia degli anni ’20, la fame, la disperazione, l’emigrazione in America. Continuiamo a incontrare le targhe in ottone fissate per terra, che propongono passi dell’Ulisse di Joyce … Torniamo verso l’hotel, e passando per Temple Bar incontriamo the Wall of Fame, un muro che propone tutte le tante celebrità irlandesi, tutte rappresentate giovanissime: U2, Sinead O’ Connor, Dolores O’ Riordan e i Cramberries … Allunghiamo la nostra passeggiata e troviamo lo scheletro di una nave vichinga in parte sotterrata, le antiche mura della città e, in un parco, una festa vichinga con la ripresa degli antichi mestieri e le persone in costume: tra dimensioni, capelli lunghi e costumi, sembrano tanti Obelix. Time to leave now …

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An Irish Blessing

May the road rise to meet you

May the wind be always at your back

May the sun shine warm upon your face

May the rains fall soft upon your fields

And until we meet again

May God hold you in the palm of His hand

(12 agosto – 21 agosto 2010)