(23 giugno – 30 giugno 2010)

23 giugno – Partiamo presto, alle 5,30 siamo già a Linate, ma sono sveglissima, pronta per un viaggio che desidero fare da molto tempo, e che si rivelerà una vera sorpresa. Mara e Pasquale sono altrettanto puntuali, è puntuale anche il volo e intorno alle 13 (ora della Russia) atterriamo a San Pietroburgo.  L’aeroporto è piuttosto piccolo, rapidamente siamo fuori e subito incontriamo Irina, la nostra abile e simpatica tour leader. Mentre ci spostiamo verso l’hotel attraversiamo una città che, in prima battuta, si presenta grigia, uniforme e piuttosto anonima … ma è solo la prima impressione. Infatti l’aeroporto Pulkovo – Аэропо́рт Пу́лково – si trova a sud, lontano dalla parte insulare della città. Da subito il divertimento è quello di interpretare l’alfabeto russo, esercizio che si rivela meno complicato del previsto! Raggiunto l’hotel, posiamo le valigie e ci lanciamo subito per una prima passeggiata a Peter (come i russi chiamano questa città). Prima però dobbiamo mangiare qualcosa, ci fermiamo in un localino con i tavolini all’aperto e un simpatico cameriere in divisa, e qui tre bionde ed estroverse ragazze sedute al tavolo a fianco fanno gli onori di casa (in un improbabile scambio linguistico italiano-russo), consigliandoci su quali piatti preferire. Noi, prudenti, come prima esperienza ci accontentiamo di qualcosa di conosciuto, magari non proprio esaltante, e poi partiamo per affrontare la Nevskij Prospekt (ossia Prospettiva della Neva), la strada principale di Peter. L’armonia architettonica è assicurata dai palazzi in stile neoclassico, tutti molto ben conservati e puliti, dipinti con colori decisi e squillanti. Arriviamo al canale Fontanka e all’Aničkov Most, con i suoi quattro splendidi cavalli: decidiamo di seguire il corso d’acqua e troviamo strade bellissime con diversi esempi di palazzi in architettura neoclassica, tutti dipinti in colori vivaci e decisi. Sono teatri e sedi museali. Incontriamo anche  il primo esempio di architettura ortodossa, la chiesa di San Salvatore del Sangue Versato, che ci cattura con le sue cupole colorate e dalla caratteristica forma a cipolla. In realtà la nostra guida Svetlana boccerà questa architettura, meglio inserita a Mosca che qui, ma a noi piace e ci colpisce per la sua originalità. A fianco della chiesa c’è un rigoglioso parco pubblico delimitato da bellissime cancellate liberty: non è l’unico esempio di questo stile, ci sono diverse portoni e soprattutto il palazzo Singer, elegante con la sua cupola affusolata e le cariatidi velate. Un altro aspetto caratteristico sono le entrate dei locali pubblici, semplici e piccoli portoni in legno, ben diversi dalle vetrate a cui siamo abituati. Le distanze qui sono ragguardevoli, noi siamo ancora molto lontano dalla Neva e decidiamo di tornare indietro per la cena. Il buffet dell’albergo è ricco e buono, con noi sono a tavola tutti i compagni di questo viaggio. Facciamo ancora un giro fuori,sempre con l’idea di raggiungere la Neva, invece percorriamo un quartiere tranquillo, anche troppo, sembra persino un po’ malfamato … l’orologio ci dice che sono le 11 di sera, ma il sole è ancora alto ….

24 giugno – Stamattina facciamo un giro panoramico e ricognitivo della città, per cominciare a capirne l’architettura e la planimetria. Dopo aver salutato Puskin nel suo parco, piccolo ma molto bello e ordinato, ripetiamo più o meno lo stesso percorso fatto ieri a piedi, ma stavolta arriviamo rapidamente sulle rive della Neva, il grande fiume che separa la città di San Pietroburgo dal mare. La Neva è in questa stagione un corso d’acqua ampio, vivace e pieno di imbarcazioni, sembra impossibile che d’inverno possa ghiacciare totalmente così da diventare percorribile a piedi. Ora invece si scavalca grazie ai numerosi ponti, per raggiungere le isole che fronteggiano direttamente il mare. Siamo sull’isola Vasil’evskij, San Basilio, dove ha sede il vecchio porto, con le colonne rostrate, e diversi palazzi – spesso progettati da italiani – che erano una volta sedi di istituzioni economiche, e oggi ospitano musei. Tra questi c’è la vecchia Borsa, progettata dal Quarenghi nel 18° secolo, l’ex palazzo della dogana, ideato da Giovanni Luchini, oggi noto come Casa Puskin, e il grande edificio in stile barocco sede dell’Università di San Pietroburgo, pensato da Domenico Trezzini . Questo punto è comunque molto interessante per lo straordinario panorama che vi si gode: le cupole dorate dell’Ammiragliato e di San Pietro e Paolo, la Neva con la successione dei palazzi patrizi che vi si affacciano e che richiamano il Canal Grande a Venezia: cinque eleganti  palazzi dell’Hermitage – Palazzo d’Inverno, Hermitage vecchio, Hermitage Piccolo, Teatro dell’Hermitage. C’è anche l’Hermitage Nuovo, ma non affaccia sulla Neva – fino al Mramornyj Dvorec, voluto dalla zarina Caterina II, dalla facciata in marmo  rosa e blu di Finlandia. La mattina è ormai finita, ci attende un pranzo russo in un ristorante sulle rive della Fontanka.

Dedichiamo il primo pomeriggio alla visita della maestosa cattedrale di Sant’Isacco, a croce greca, gigantesca nelle proporzioni, ma ugualmente elegante e leggera. Secondo la guida, è una sintesi tra S. Pietro, il Pantheon e St. Paul a Londra, almeno per quanto riguarda l’esterno. Dentro, invece, è caratterizzata dalla gigantesca iconostasi, con molte opere in mosaico come le colonne di malachite e lapislazzuli. L’iconostasi è la decorazione classica delle chiese ortodosse, si sviluppa in una serie di immagini che coprono tutte le pareti, a partire da quella in cui c’è l’altare, e non sono casuali, ma offrono una lettura precisa per capire a chi è intitolato il tempio stesso. Al centro dell’iconostasi principale c’è l’altare, nascosto dietro una doppia porta che si apre solo in occasione delle cerimonie di culto. L’interno di S. Isacco è davvero bellissimo, armonioso nei colori e nelle decorazioni. Riusciamo a visitare una cappella laterale, dove osserviamo la forte devozione dei russi e il bisogno di manifestarla. La chiesa attuale si deve all’architetto francese Montferrand, qui gratificato da un busto fatto con i 14 diversi tipi di marmo usati per costruire la chiesa. C’è anche un pregevole modellino della chiesa in legno intarsiato (scala 1:166). Lasciamo l’omonima piazza per recarci finalmente a visitare il museo dell’Hermitage, straordinario per la ricchezza e la varietà delle opere contenute: la nostra guida Irina ci precisa che i russi non hanno mai rubato nulla, e quello che possono mostrare deriva da regali o acquisti. Molti sono i musei e le pinacoteche del mondo che possono offrire alla vista straordinari capolavori, ma qui  tutto è prezioso: l’interno si rivela subito interessante per gli arredi sfarzosi e barocchi delle varie stanze che, per profusione di cristallo e oro zecchino, nulla hanno da invidiare alle gallerie dei palazzi francesi. Ci sono opere tanto preziose quanto curiose (per esempio, l’orologio – pavone), e soprattutto ci sono capolavori dei più conosciuti artisti di tutte le epoche. Oltre a una grande produzione legata alla cultura russa, troviamo, tra l’altro, Raffaello con la Madonna del Connestabile e la Sacra Famiglia, le dolcissime Madonna Benois e Madonna Litta di Leonardo, una galleria dedicata a Rembrant e ai suoi intensi ritratti, compresa la famosa Danae sfregiata nel 1985 da un esaltato, ancora una galleria dedicata a Tiziano, poi Lotto, Correggio, Caravaggio, Michelangelo, insomma tutti i maggiori geni dell’arte italiana, una collezione tra le più preziose del mondo. Tutto questo lo si vede passando da una stanza all’altra, ognuna riccamente affrescata, decorata nei minimi particolari, compreso le porte e le finestre, dalle quali si ammira il corso della Neva e la fortezza di San Pietro e Paolo.

Poi, all’ultimo piano, in una serie di ambienti più piccoli e spogli, ci sono tutti i colori e i giochi di luce degli impressionisti, il genio di Picasso, la Danza di Matisse, l’inquietudine di Van Gogh. Infine, tra gli arredi, colpisce il ricordo della Sala di Malachite, della Sala da pranzo con i servizi esclusivi per gli zar, delle porte in tartaruga. Dopo una giornata così si resta un pochino frastornati di tanta bellezza … cena in hotel, poi spettacolo folkloristico di modesto livello, ma all’interno di un bel teatro dalla facciata rossa, con un piccolo rinfresco a base di tartine e vino. La serata continua con l’immersione nella notte bianca di San Pietroburgo: mentre il sole sembra non voler tramontare mai, e a mezzanotte i suoi raggi ancora illuminano i tetti delle case, noi ripercorriamo la città per godere i colori e i giochi di luce di questo tramonto lunghissimo. Torniamo sulla Neva per ammirare il Palazzo d’Inverno, ci fermiamo davanti alla delicata Cattedrale della Resurrezione, progettata da Rastrelli su commissione della zarina Caterina, dove le luci del tramonto infuocano i vetri delle finestre, e di fronte abbiamo il monastero – palazzo di Smol’nyj, voluto dalla zarina Elisabetta. C’è tempo ancora per un’occhiata alla dimora cittadina di Alessandro I e una carezza portafortuna ai Grifoni dell’omonimo ponte in zona Università,  prima di recarci ancora lungo la Neva, con il cielo ormai scuso, per assistere alla cerimonia dell’apertura dei ponti. Noi ci fermiamo davanti al Ponte Dvorkovij, sotto al quale mille barche si raccolgono e, insieme alla folla rumorosa sulle rive, aspettano il scenografico sollevamento dei due bracci del ponte. Quando il movimento incomincia, ovviamente tutti gli osservatori manifestano grande entusiasmo, ma ancora più suggestivo è veder sfilare navi da carico di enormi dimensioni che possono finalmente attraversare la città verso il lago Ladoga.

25 giugno – La prima visita di questa mattina è per il complesso architettonico intitolato oggi al poeta Puškin, ma nato come Carskoe Selo, ovvero “villaggio degli zar”. Qui c’è il famoso Palazzo d’Estate, o di Caterina (e del nipote prediletto Alessandro I), prezioso esempio di rococò russo, caratterizzato dal simbolo dell’aquila bicefala sul portale principale e dalle eleganti cupole dorate del Rastrelli.

Gli interni sono particolarmente sontuosi, ricchi di specchi e dettagli in oro che amplificano la luce e gli spazi. Ogni stanza è diversa per arredamento, decoro delle pareti, soffitti e pavimenti, e molte sono arricchite con grandi stufe in ceramica olandese di Delft e mobili che riportano nel decoro la lettera E iniziale di Ecaterina; la sala da pranzo ha esposto un servizio da tavola personalizzato con la E, e presenta alcuni oggetti curiosi destinati a tenere in caldo i liquidi e a proteggerli dalla polvere. Ma la sala più famosa del palazzo è la Camera d’Ambra, prezioso manufatto settecentesco costituito dal totale rivestimento in ambra degli Urali. Sappiamo che quello che vediamo oggi è stato rifatto e inaugurato solo nel 2003: l’ambra originale è stata rubata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale (e tutta la costruzione è stata pesantemente danneggiata) e tutt’oggi non si sa dove sia finito il prezioso tesoro. Il lavoro attuale ricalca fedelmente il vecchio modello e ci permette di apprezzarne la bellezza. La visita al Palazzo ci cala in un’atmosfera d’altri tempi, si respira il lusso ma anche l’apprezzamento per la bellezza vera e la cultura, e ci prepara alla prossima tappa, Petrerhof.

Questa dimora, oggi chiamata Petrodvorec, è forse la più bella costruzione intorno a San Pietroburgo che abbia ospitato gli zar. L’architettura è stata curata ancora una volta da italiani, il Michetti che ne seguì la direzione per un periodo, ma soprattutto il Rastrelli che ne definì l’aspetto come lo vediamo oggi. Anche questo palazzo ha avuto bisogno di una lungo restauro dopo  la seconda guerra mondiale e l’occupazione sciagurata dei tedeschi, ma oggi è tornato all’antico splendore e ci accoglie con la sua eleganza e i suoi famosi giardini. La facciata è bianca e gialla, e dalla terrazza sopraelevata si gode lo spettacolo dei giochi d’acqua delle fontane, e del lungo giardino che si protende a lambire l’acqua del Golfo di Finlandia. La giornata, cominciata molto piovosa,  è ora serena e tiepida, e si rivela quindi particolarmente piacevole passeggiare e attardarsi nei giardini e nel bosco intorno. Ritorniamo in città perché ci aspetta il giro in battello per i canali intorno alle isole che compongono San Pietroburgo. La prospettiva è ovviamente diversa che dalla terraferma, ed è piacevole ammirare le eleganti facciate dei palazzi, tutte dipinte in colori delicati ma decisi, giallo, azzurro, verde, rosa,  il colore come antidoto alle lunghe notti invernali. Mi piace sottolineare ancora la bellezza e l’eleganza delle facciate, ma la gita in barca ci porta anche a vedere la moschea di San Pietroburgo, con due minareti, e l’incrociatore che ha annunciato, con un colpo di cannone, la rivoluzione socialista. Alla sera, cena al ristorante con Mara e Pasquale, e rientro il albergo sotto la pioggia.

26 giugno – La mattina è dedicata alla visita approfondita dell’isola fortezza di San Pietro e Paolo: come in altri posti nel mondo , monasteri e siti religiosi coabitavano in passato con spazi militari, di modo da costituire una doppi protezione per chi vi si chiudeva all’interno. Siamo sullo spazio dove è sorto  il primo nucleo della città di San Pietroburgo, per volontà di Pietro il Grande, come difesa allo sbocco sul Baltico. Anche in queste costruzioni l’intervento degli architetti italiani è rilevante, a partire dalla porta di San Pietro, ingresso principale alla fortezza,  disegnata da Domenico Trezzini.  Non manca l’aquila bicefala con le corone imperiali. L’isola è circondata da mura, ed è possibile percorrerne tutto il perimetro, sia sul camminamento sopraelevato interno che sullo spazio esterno lambito dalla Neva. Ci sono diverse costruzioni, tra cui una vecchia zecca, ma noi dedichiamo la maggior parte del tempo alla visita dell’interno della cattedrale, splendido ed elegante esempio di barocco russo. Alle pareti, particolare insolito, ci sono grappoli di bandiere, mentre per l’illuminazione sono usati bellissimi lampadari di cristallo. L’iconostasi è un po’ diversa da quelle che abbiamo visto fino ad ora, meno tradizionale, e siamo più attratti e incuriositi dalle tombe della famiglia Romanov, tutte conservate qui dentro. In una cappella laterale ci sono i membri della famiglia assassinati dai rivoluzionari, compresa la principessa Anastasia (le nostre guide russe si dicono certe che, nonostante le voci, Anastasia non sopravvisse all’esecuzione). All’esterno della chiesa incontriamo una statua particolare di Pietro il Grande, raffigurato con una enfasi particolare al suo fisico sproporzionato, con testa piccola su arti molto lunghi. Anche questa statua è diventata un talismano portafortuna, tutti la tocchiamo e ne conserviamo così la brillantezza!

Alla fine della visita salutiamo Svetlana, la nostra ottima guida di Petrograd, perché ci aspetta il treno veloce che, in quattro ore circa, ci porterà a Mosca.

Arriviamo a Mosca in serata, ci sistemiamo in albergo – Golden Apple, moderno e simpatico – dove ceniamo molto bene, poi approfittiamo del fatto che anche qui le giornate sono estremamente lunghe, e ci avviamo a piedi verso la piazza Rossa, per un primo incontro con il fulcro di questa città così misteriosa. Nella luce del lunghissimo tramonto di queste latitudini, la piazza Rossa ci appare, appunto, rossa: rosso è l’edificio sul perimetro che accoglie il museo Storico di Stato, rossa è la Porta della Resurrezione, attraverso la quale passiamo per entrare nella piazza, rosse sono le mura del Cremlino e in marmo rosso il mausoleo di Lenin. Il contrasto cromatico con il blu ancora chiaro del cielo è intenso, e diventa festoso all’interno della piazza, già illuminata, con i magazzini Gum decorati da miriadi di lucine. Sullo sfondo, la cattedrale di San Basilio sembra un castello fatato … Nella luce crepuscolare brillano le aquile dorate del Museo e le gloriose stelle rosse sulle torri del Cremlino. Percorriamo tutta la piazza, una delle più grandi del mondo, e raggiungiamo la chiesa di San Basilio, per ammirare da vicino la colorata e vistosa decorazione.

27 giugno – Cominciamo la giornata con un tour esplorativo della città: scendiamo per la Tverskaja Ulika e raggiungiamo piazza del Maneggio, vediamo l’enorme mole in cemento e granito della Duma, il parlamento russo: di fronte c’è un grande cantiere, stanno ricostruendo l’albergo Moskva, dopo averne demolito la “versione” sovietica. Procedendo c’è  il teatro Bol’šoj, purtroppo chiuso per un lungo restauro, la famigerata sede del KGB, il monumento a Dostoevskij davanti alla Biblioteca di Stato, e percorriamo le strade più antiche della capitale sovietica, quelle che fanno parte del Kitaj-Gorod: Ulica Varvarka, Ulica Il’inka e i loro bei palazzi. Ci fermiamo per visitare la ricostruita Cattedrale di Cristo Salvatore. Questa chiesa, che proprio non può dirsi bella, è però un simbolo forte del bisogno del popolo russo di ritrovare la spiritualità dopo la dominazione sovietica: durante il regime, infatti, era stata totalmente demolita, e ricostruita negli anni ’90, mantenendo sia lo stile barocco russo che le dimensioni gigantesche. Anche l’interno è sovrabbondante, in compenso all’esterno  il panorama è davvero piacevole: siamo sopra la Moscova, davanti al discutibile monumento a Pietro il Grande, scorgiamo i palazzi e le cupole dentro il Cremlino, e uno dei sette grattacieli detti “denti di Stalin”.

La giornata continua con la visita al Monastero delle Vergini (Novodevičij),  forse il chiostro più famoso di Mosca, per la sua bellezza e per il suo aspetto caratteristico che ci conferma la sovrapposizione tra il sito religioso e il luogo di difesa: la chiesa e gli edifici del convento sono infatti racchiusi all’interno di una cinta muraria con tanto di torrette dipinte di rosso. La storia del monastero, fondato nel sedicesimo secolo, è

molto variegata: nato per accogliere e proteggere le famiglie dei nobili in caso di pericolo, ha ospitato molte nobildonne obbligate a prendere i voti. Successivamente è stato un orfanotrofio femminile e un ospedale militare. Al tempo della stalinismo aveva ovviamente perso la connotazione religiosa, che è stata restituita e oggi fa parte del Patrimonio dell’Umanità protetto dall’Unesco. Visitiamo tutto il complesso, immerso in una folta vegetazione, che trasmette l’aspetto quieto e rilassante di un giardino ben tenuto, e ci avviciniamo alla Chiesa di Nostra Signora di Smolenk, in attesa che si concluda la funzione religiosa in corso. L’edificio, di un bianco abbagliante e con le cupole a cipolla d’oro e d’argento, si rivela all’interno completamente coperto da affreschi che rappresentano icone della Madonna e scene dell’antico testamento, e naturalmente non manca l’iconostasi classica. Usciamo dal convento per visitare il vicino cimitero, dove ci fermiamo alle tombe di  Raissa Gorbaciova, Nikita Krusciov e, nella sezione più antica, Cechov, quindi proseguiamo per affacciarci sul famoso Lago dei Cigni che ha ispirato Pëtr Il’ič Čajkovskij. Cigni non ce ne sono, ma il posto è veramente incantevole, un angolo di natura dentro la città dalla quale possiamo osservare il perimetro del monastero delle Vergini e le sue cupole dorate. Di fianco al lago ci sono alcune paperelle di bronzo ben allineate, regalo di Barbara Bush alla città di Mosca.

Riprendendo il nostro tour costeggiamo la Moscova, riusciamo a identificare Gorkji Park, oggi diventato parco di divertimento (con le montagne americane!), superiamo la piazza Rossa e arriviamo su un ponte dove sono stati predisposti  degli “alberi” di metallo per appendervi i lucchetti. Ce ne sono centinaia. Inoltre, a una estremità del ponte, c’è una panchina, e secondo la leggenda, chi vi si siede sopra non litigherà mai più. Naturalmente facciamo i turni, ma ci sediamo tutti, non si sa mai.

E’ ora il momento di visitare la  Galleria Tret’jakov, che raccoglie numerose opere di prestigiosi artisti russi, e aiuta a capire la realtà del paese negli ultimi 200 anni. La visita è molto lunga e interessante: alla fine torniamo in hotel per prepararci al giro notturno della città. Se qui non ci sono le notti bianche, comunque le giornate dono molto lunghe, e il tramonto si protrae per un tempo ben diverso da quello a cui siamo abituati. Già durante il crepuscolo la città si illumina, e possiamo vivere la suggestione delle mura merlate del Monastero delle Vergini che si specchia nelle acque limpide del lago dei cigni.  Dalla collina dei Passeri, che domina tutta la città, ammiriamo brillare nel buio uno dei grattacieli di Stalin e ora sede dell’Università , osserviamo sotto di noi la Moscova e tutto lo skyline di Mosca. Viviamo infine, e non poteva essere diversamente, l’emozione della piazza Rossa e delle Mura del Cremlino perfettamente illuminate, con le stelle rosse rilucenti e la cattedrale di San Basilio disegnata nella notte. Persino la luna sembra voler contribuire a questa straordinaria coreografia.

28 giugno – La prima meta della giornata è costituita dalla tomba de milite ignoto, dove assistiamo al cambio della guardia, una cerimonia semplice e abbastanza veloce. A fianco corre un piccolo bacino con le statue che rappresentano alcuni protagonisti delle favole di Puskin, ma noi ci riportiamo sulla piazza Rossa dove ci attende un piccolo break (con espresso!) all’interno dei magazzini Gum e la visita approfondita della Cattedrale di San Basilio. Ancora una volta dobbiamo fare i conti con una commistione di “autentico” e “rifatto” che stona parecchio alla sensibilità di noi italiani, e del resto solo così probabilmente si spiegano i colori brillanti delle immagini e delle decorazioni. Comunque San Basilio è chiesa e fortezza insieme, con muri di mattoni spessi e nascondigli, e con l’aspetto mistico della chiesa ortodossa, con la sua iconostasi e la ricchezza delle decorazioni. La visita alle stanze superiori, ricche di documenti e spiegazioni, offrono l’opportunità di una visione dall’alto della Piazza Rossa.

Dopo un pranzo di scarsissima qualità in un self service, ci concediamo una passeggiata per guardare con calma i luoghi famosi ai tempi della Guerra Fredda, e arriviamo nella via Arbat. Questa, che è conosciuta come la strada più famosa di Mosca per lo shopping, si rivela ricca solamente di negozi di souvenirs di scarsa qualità, spesso gestiti dai cinesi (che però solo i soli a parlare inglese). La via è comunque molto bella, con i palazzi antichi colorati, vecchie costruzioni in legno, statue a grandezza d’uomo di poeti sovversivi. Facciamo acquisti all’Hard Rock Cafè, che è un po’ sguarnito ma propone in ogni caso le classiche magliette. Sempre a piedi ritorniamo piano piano verso l’hotel, godendoci il piacere di scoprire la città con i nostri tempi, e trovando belle chiese con le cupole a cipolla colorate, e monumenti commemorativi.

Alla sera ci coccoliamo: cena deliziosa ed elegante nel ristorante Puškin, forse il migliore di Mosca, qui il Boršč e il beuf Stroganov sono deliziosi. Dopo cena approfittiamo della luce naturale ancora alta per visitare la via Sadovaja, dove si svolge buona parte de Il Maestro e Margherita (ora un’arteria trafficatissima), e aspettiamo il tramonto nel parco Sad Hermitage, ancora un angolo di Mosca che ha dell’incredibile, rigoglioso e fiorito, pieno di bellissimi locali, animato e allegro.

29 giugno – La prima parte della giornata è dedicata alla visita del territorio del Cremlino. Sembra incredibile calpestare il suolo dove è stata fatta tanta della storia attuale, e il primo stupore riguarda le dimensioni: il Cremlino ricopre un’area molto vasta, un’intera collina che domina la Moscova, circondata dalle sue mura rosse lunghe più di due chilometri e dalle sue 20 torri. Tra queste, la più bella è la Spasskaja bašnja (torre del Salvatore), capolavoro di Pietro Antonio Solari che la eresse nel 1491, e che si trova proprio di fronte a San Basilio. Entriamo dalla torre Borovickaja e costeggiamo il Gran Palazzo del Cremlino, prestando attenzione a rimanere negli spazi consentiti. Dopo una breve passeggiata raggiungiamo la bellissima piazza delle Cattedrali, la più antica di Mosca: qui, “teatro di innumerevoli avvenimenti della storia russa” incontriamo Bill Clinton! Sulla piazza si affacciano diversi edifici storici, molto diversi uno dall’altro, ma perfettamente in armonia nelle forme e nei colori. Su tutto svetta il bianco Campanile di Ivan il Grande, a fianco c’è la Cattedrale dei Dodici Apostoli, che forma un corpo unico con il Palazzo dei Patriarchi, e le Cattedrali dell’Annunciazione e dell’Arcangelo Michele. Quasi in centro alla piazza, la Cattedrale dell’Assunzione è un’opera stupenda di Aristotile Fieravanti, eretta alla fine del XV secolo, perfetta per proporzioni e equilibrio tra lo stile russo e quello del rinascimento italiano. La porta di ingresso è sormontata da un affresco e l’interno, come da tradizione, è completamente affrescato con diverse storie della vita di Cristo e della Vergine, con un immenso Giudizio Universale e altri personaggi storici. Accanto alla grande iconostasi, eterogenea perché composta da icone provenienti da diverse città, c’è una copia della Vergine di Vladimir, molto venerata nell’Oriente Ortodosso. Davanti all’iconostasi ci sono tre troni, tra cui quello di Ivan il Terribile, vicino al quale è appesa una delle icone più belle, quella della Vergine della Tenerezza. Dopo l’attenta visita alle chiese facciamo un giro nello spazio intorno; ci attendono le curiosità della “zarina campana”  e dello “zar cannone” due rappresentazioni gigantesche di questi oggetti, e un rigoglioso parco dove è stata piantata la quercia dedicata al primo uomo russo nello spazio, l’astronauta Gagarin. Ammiriamo ancora la rigorosa eleganza degli edifici, espressa anche con i colori vivaci del giallo e del rosso, per poi avviarci a visitare un’altra inaspettata caratteristica di Mosca: le stazioni della metropolitana.

Si deve a Stalin l’attenzione alla decorazione e alla bellezza che contraddistingue quasi tutte le stazioni metro della capitale, una scelta fatta per poter offrire anche al popolo, costretto ad usare mezzi pubblici, un contesto gradevole e di pregio. Noi ci limitiamo a visitare due stazioni, molto diverse tra loro, ma entrambe della linea circolare che corre intorno al centro di Mosca. Prima di tutto realizziamo la profondità a cui corre questa linea, che raggiungiamo con una scala mobile velocissima: ci accoglie una elegante galleria realizzata nei tipici colori russi del bianco e del giallo, con decori a stucco ispirati alle decorazioni liberty e sontuosi lampadari. Da qui prendiamo il treno e scendiamo dopo due fermate, in un contesto completamente diverso: qui i decori scelgono il mosaico e le vetrate liberty, declinati con i simboli del regime sovietico e dell’ideologia comunista, oltre alle immagini di Lenin che parla dal palco e della figura mitologica della pace (mnp).

Gli ultimi momenti della giornata sono dedicati alla via Arbat, la via dello shopping, dove ci fermiamo ad ammirare la casa di Puskin e, di fronte,la statua che lo ritrae con la sua bellissima moglie.

Alla sera, l’ultima prima della partenza, godiamo la lunghissima giornata di luce per fare una passeggiata in compagnia nel parco Sad Hermitage, con i suoi locali affollati di persone.

30 giugno – Ci resta qualche ora prima della partenza, la usiamo per visitare il Museo della Rivoluzione, ospitato all’interno del palazzo Razumovskij, un piacevole percorso attraverso  la storia della Russia dagli inizi del Novecento ad oggi. L’allestimento è piuttosto celebrativo e tutt’altro che critico, ma sicuramente piacevole e molto interessante. All’uscita ne scopriamo il bookshop, ricco di manifesti, documenti, cartoline, monete originali,oggetti artigianali di grande bellezza e originalità. Niente a che vedere con la via Arbat! Compriamo alcune Matrioske, cartoline, forse non tutto è originale, ma è bello. Visitiamo infine gli stagni del Patriarca (Patriaršije prudy), un altro posto magico dove ha esordio la storia del Maestro e Margherita: qui sembra di essere lontani dalla metropoli, bensì all’interno di un bosco e in riva a un laghetto, dove finalmente troviamo i cigni. Una sosta al ristorante Scandinavia, per uno spuntino, rappresenta l’ultima tappa moscovita. Poi, aeroporto Domodedovo (Аэропорт Москва-Домодедово) e a casa …