(luglio 2018)

Visita a Tarquinia, alla Necropoli Etrusca e al mare di Punta Ala

16 luglio

Attraversiamo in macchina mezza Italia per raggiungere Gavorrano, in Maremma, un piccolo paese all’interno della costa dietro Follonica. Ci attendono il Podere Valdo, oasi di pace e tranquillità dove il rumore più intenso è il frinire delle cicale, e Carla e Franco, che ci offrono una cena deliziosa in ottima compagnia

Podere Valdo

17 luglio

La spiaggia di Punta Ala ci accoglie per una giornata di sole e mare selvaggi. Il cielo è blu intenso, il mare è dello stesso colore e piacevolmente mosso, l’aria è appena fresca e mitiga il sole bollente. Verso sera, con la pelle cotta di sole e di sale, ci godiamo un aperitivo casalingo seduti fuori dal nostro appartamento, guardando il tramonto infuocato che cambia colore proprio davanti a noi

18 luglio

Tarquinia. La cittadina del Lazio sorge su un’altura che guarda la pianura coltivata e, oltre, il mare. Palazzi medioevali, chiese romaniche, torri di avvistamento si incrociano nel suo centro accogliente e chiuso dentro le mura. La nostra visita inizia dalla Necropoli etrusca “dei Monterozzi”: decine di tombe patrizie, decorate e dipinte con i più diversi soggetti, recuperate in profondità, si fanno apprezzare per creatività, equilibrio estetico, fantasia e armonia dei colori. Il passaggio dalla vita terrena all’aldilà è sempre scandito in compagnia e in piacevolezza, con cibo e piaceri abbondanti. Le tombe sono tutte belle, tra le più belle scelgo la Tomba della Caccia e della Pesca, dove un mare di pesci e un volo di uccelli sfidano un giovane armato solo di fionda.

La Necropoli Etrusca di Tarquinia

Già allora si portavano le minigonne

Tarquinia

il paesaggio

la piazza

Il Museo Etrusco

Il Museo Archeologico Tarquiniense è il naturale proseguo: sarcofagi dove l’effige del defunto è ritratta con particolare sapienza, oggetti rinvenuti negli scavi, anfore e vasellame ancora brillanti nei colori, fino al simbolo del museo, la straordinaria coppia di cavalli alati, in marmo, che da bassorilievo diventa altorilievo e infine scultura a tutto tondo. I cavalli sono coì veri che sembra possano spiccare il volo in qualunque momento, nel cielo azzurro e via, verso il mare …

A completamento della piacevole giornata, un buon pranzo da Le Due Orfanelle, un locale fresco e accogliente, a discapito del nome.

A cena, rientrati al fresco del Podere Valdo, abbiamo in regalo un altro tramonto di fiamma

19 luglio

La giornata trascorre pigramente, ma molto piacevolmente, tra tuffi e sole, sulla spiaggia della Sterpaglia a Riotorto. Alla sera, ottima cena in Enoteca, a Scarlino

20 luglio

Stamattina ci prepariamo con calma, quindi andiamo alla spiaggia della Sterpaglia, dove troviamo Carla, Christiane e Franco. Il tempo si mantiene perfetto, ecco perché non perdiamo l’occasione per bagni nell’acqua trasparente e tanto sole.

Nel primo pomeriggio ci spostiamo in macchina a Punta Ala e, a piedi, con una breve passeggiata, raggiungiamo la punta dell’ala. Mare a destra, mare a sinistra, cespugli di mirto profumati, fichi d’India, e l’isola d’Elba davanti, sullo sfondo. In basso, il piccolissimo porto di Punta Ala con le sue barche lussuose. Punta Ala è un non-luogo che gravita intorno al suo porto. Non ha una storia, non ha un’anima, solo case, molte esclusive e ben nascoste, altre in anonimi condomini, che si affacciano sul mare, senza un denominatore comune  

Alla sera il progetto non concretizzato della sagra della ribollita ci costringe ad arrangiarci a casa, dove tutto sommato si sta davvero bene

Punta Ala

Best friends

21 luglio

In mattinata andiamo in spiaggia, ma il tempo è instabile e si alternano sole e pioggia. Rientriamo al Podere Valdo per il pranzo, ma soprattutto per prepararci al pezzo forte della giornata: la visita alla Rocca di Frassinello, sede di una prestigiosa cantina che si avvale di una presenza estetica straordinaria grazie al progetto curato da Renzo Piano.

La storia della cantina è recente: Paolo Panerai, editore e proprietario di alcuni terreni della zona, decide di allargare la tenuta e produrre vino di qualità. Per recuperare sostegno finanziario si avvale della società con i Baroni Rotschild, per il progetto domanda a Renzo Piano, suo amico di gioventù, il quale visita la zona, la sorvola, e accetta l’incarico dell’unica cantina della sua carriera.

Dopo un percorso in mezzo alla campagna, tra le cinquanta sfumature di verde della campagna toscana, si arriva alle porte dell’azienda agricola Rocca di Frassinello, produttrice di vini. Le porte rappresentano il primo incontro con il color rosso mattone che distingue tutta la costruzione, e che rappresenta la tonalità complementare perfetta per il verde intorno.

Dopo le porte, cominciano le viti, per un’estensione che sembra infinita.   Filari perfetti, regolari, rigorosamente paralleli, si presentano oggi con  il loro fitto fogliamo verde squillante. In mezzo, appena più in alto,  appare la struttura della cantina. Tutti mattoni rossi a rappresentare uno spazio quadrato che vuole suggerire le fattezze di un paese medioevale: le mura intorno, la piazza, la torre di avvistamento. I dettagli di porte e pareti verde acceso sono un preciso, essenziale richiamo all’armonia cromatica tra i due colori tra loro complementari, rosso e verde. E’ tutto di una semplicità straordinaria ma, si sa, “la semplicità è solo un punto di arrivo, non si può ottenerla senza struggimenti”.

La nostra guida, un simpatico ragazzo ben informato, ci spiega che al momento del raccolto l’uva viene selezionata una prima volta sulla pianta, e successivamente nello spazio della piazza, con un secondo passaggio manuale. Nella piazza si aprono numerose botole perfettamente mimetizzate, attraverso le quali l’uva viene spinta e cade, per gravità, nelle botti in acciaio inossidabile al piano  inferiore.

Il vino incomincia la fermentazione in acciaio poi, a seconda del tipo, dei vitigni usati, delle caratteristiche intrinseche, passa in barrique, torna in acciaio, infine termina la fermentazione in vasche di cemento dove il prezioso liquido può respirare, prima dell’imbottigliamento.

Dalla terrazza, che rappresenta un magnifico punto panoramico dal quale godere della vista di viti, sì, ma anche olivi, lecci, pini e altre specie spontanee, si scende nella cantina. Le ampie porte a vetri, le maniglie in acciaio, il rispetto assoluto delle proporzioni sono già una firma dell’architetto genovese che ha pensato tutto questo. Ci troviamo in uno spazio dalla pianta perfettamente quadrata, cinquanta metri per cinquanta, senza sostegni diversi, organizzato ad ampie gradinate come un teatro, dove al posto di un ipotetico pubblico sono allineate in perfetto ordine le botti del barrique, ognuna etichettata a seconda della proprietà (la rocca stessa, i Baroni Rotschild), del tipo di vino contenuto, della data. Lo spazio, che si trova esattamente sotto la torre “di avvistamento” ed è illuminato adeguatamente, ci lascia la curiosità di sapere come sarebbe solo con la luce naturale. Il rigore delle dimensioni e dell’ordine rimandano a una sorta di spazio di culto, un tempio laico dove rendere grazie alla natura per i prodotti spontanei e per l’intelligenza umana che li sa trasformare e valorizzare.

Visitiamo poi lo spazio con i giganteschi tini in acciaio, dove emerge quanto conti la tecnologia e l’assoluta precisione nel risultato finale di un buon vino, e concludiamo la visita con una sosta nel piccolo museo etrusco creato grazie e resti trovati in loco durante i lavori. Interessante la teca con gli strumenti d’epoca per la degustazione del vino, dove è presente già una specie di decanter, e la spiegazione di come veniva eseguita la fermentazione tremila anni fa: al mosto filtrato si aggiungeva una fetta di formaggio pecorino, indispensabile per la trasformazione degli acidi, quindi spezie, fiori e miele per contrastare i sapori troppo forti e fermentati.

Torniamo in terrazza, nella parte coperta, per la conclusione della visita e la sua parte più divertente: la degustazione. Quattro vini proposti, un bianco Vermentino e tre rossi a salire, Poggio alla Guardia, Le Sughere di Frassinello, Rocca di Frassinello, tutti ovviamente buonissimi. Facciamo un po’ di spesa. Intorno abbiamo il superbo panorama, all’interno tutto è reso allegro e accogliente da sedie di colori diversi, mentre tavoli e punti di appoggio sono semplicemente creati con contenitori del vino.

Un’esperienza piacevolissima ed estremamente interessante, che si può ripetere a piacere in quanto la struttura è sempre aperta.

Alla sera, una buona cena alla Trattoria da Nada di Roccatederighi