(14 – 17 giugno 2014)

Intorno al 1200 alcune città dell’Europa settentrionale si riunirono in gruppo (Hansa) per sostenersi a vicenda, difendersi e potenziare i traffici con il Mare del Nord e il Mar Baltico. Siamo andati a visitarne tre, Amburgo, Brema e Lubecca, ovviamente nella loro versione del terzo millennio.

13 giugno – Sfidando il detto che impone “di venere e di marte non si sposa né si parte”, oltre al fatto che è il giorno 13, partiamo indomiti alla volta di Amburgo. Germanwings, puntualissima, ci scarica all’aeroporto internazionale Fuhlsbüttel e qui, con un comodo e veloce treno che passa in mezzo ai boschi, arriviamo alla Central Banhof di Amburgo. Un attimo per orientarci, poi a piedi, con una passeggiata di circa mezz’ora che ci porta a costeggiare il più piccolo dei laghi Alster, raggiungiamo il nostro sciccosissimo hotel: Grand Elysée.

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L’albergo si trova in una zona residenziale al centro di aree verdi molto ampie, parchi e prati. Il tempo di appoggiare le valigie in camera, e ci avviamo per una prima scoperta della città. E’ ora di pranzo, quindi facciamo tappa da Leopold’s, una birreria molto simpatica dove divoriamo una porzione, ottima, di salsicce con crauti e purè, innaffiata dalla birra Paulaner.IMG_9349

Ritorniamo verso il Binnenalster, che nel mezzo è caratterizzato da un alto spruzzo d’acqua. Capiremo poi che questo spazio lacustre è quasi solo decorativo, mentre nell’adiacente lago gemello, ben più grande, si naviga con passione. Come un po’ tutti i popoli nordici, qui l’amore per la natura e per lo stare all’aperto è lampante. Le temperature che a noi paiono ancora troppo fresche, per chi abita a queste latitudini sono già estive.

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Percorriamo le strade più eleganti di Amburgo, quella con i negozi più belli e costosi: Colonnaden, Jungfernstieg. Mentre l’Alster si allunga in un canale dove nuotano i cigni, scopriamo il Rathaus, imponente edificio neorinascimentale sormontato da un’alta torre, riccamente decorato ma secondo un certo qual rigore nordico, con un ampio cortile che ospita la fontana eretta in occasione della fine di un’epidemia di peste.

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Lasciamo il Rathaus, che a quest’ora è chiuso, e proseguiamo la passeggiata verso il porto. Vediamo una città che alterna classico con moderno, molto attenta agli spazi verdi, che sono numerosi e curati, e una forte voglia di rivalutare quello che fa la storia del luogo. E’ il caso di ricordare che questa città è stata quasi rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale, quindi onore al merito per quello che si è costruito di nuovo e quello che si è recuperato.IMG_9369.JPG
Dopo aver attraversato il quartiere portoghese, raggiungiamo il porto sul fiume Elba. L’ ampiezza del fiume è tale da far pensare di essere sul mare, sebbene gli odori siano molto diversi, e ancora più incredibile è pensare che mancano ben cento chilometri prima della foce del fiume. Ci imbarchiamo sul traghetto numero 62, una linea di trasporto metropolitano, e ci facciamo portare in giro per il porto, dove non vediamo solo container, ma anche spiagge, belle case e ancora tanti giardini. Dalla costa ci guardano il famoso Mercato del pesce, gruppi di tipiche case alte e strette, con i tetti molto spioventi, mentre intorno viaggiano le imbarcazioni più diverse: navi da crociera, porta container, traghetti privati, barche a vela.

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Dopo questo momento di relax, torniamo verso il centro e visitiamo la St. Michaeliskirche. Si tratta della più grande chiesa protestante della Germania settentrionale, e l’interno è davvero grandioso, con la bellezza di quattro organi, stucchi dorati e in delicati colori pastello, ampi spazi per accogliere i fedeli. Affrontiamo coraggiosamente i 468 gradini che ci conducono alla cima.

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Qui, in mezzo a un vento forte (ma non troppo freddo) prendiamo visione di una città che ancora non conosciamo, dove l’edificio più curioso è quello, ancora da terminare, della Elbphilarmonie e della quale l’aspetto più attraente rimane quello acquatico, siano i laghi Alster o il fiume Elba.

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IMG_9438Dietro la chiesa, quasi per caso troviamo la Krameramtsstubem, una vecchissima stradina, con casette a graticcio che sono state, nel passato, rifugio e abitazione per le vedove dei commercianti, e sono oggi per lo più trasformate in piccoli negozi e ristoranti. Il posto è ancora affascinante e pieno di piccole curiosità.

Ci avviamo per rientrare, e spostandoci di poco scopriamo un altro aspetto di Amburgo: la zona dei vecchi magazzini, ancora integri e solenni, con le facciate di mattoni rossi e i piedi nell’acqua dei canali, di modo da accogliere direttamente le merci portate dalle navi. Attraversiamo vari ponti, da alcuni dei quali la vista è quasi “veneziana”, per la caratteristica delle case che sorgono direttamente dall’acqua.

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Il rientro verso il centro ci porta a rivedere il Rathaus, e ceniamo, molto bene, al ristorante Franziskaner, dove i nostri impareggiabili compagni pretendono una foto con una bella bionda locale, dal sorriso dolcissimo.IMG_9477

Tornando verso l’hotel, la città illuminata ci regala un’emozione nuova e diversa, e la voglia di socialità degli abitanti di Amburgo emerge chiaramente.

14 giugno – Prima di partire avevamo acquistato il biglietto ferroviario per Brema, approfittando di una favorevole offerta del fine settimana. Eccoci quindi sul treno. La stazione di Brema, Hautbahnhof, è molto bella, in mattoni rossi, con il caratteristico tetto a botte che la rende subito riconoscibile.

Mentre ci avviamo verso il centro, attraversiamo un parco con un bel mulino a vento, ai piedi del quale una vasta aiuola fiorita riprende il disegno della Germania. Anche Brema, come Lubecca che visiteremo poi, è un’isola circondata dalle acque del fiume Weser, quindi la zona dell’Altstadt si raggiunge necessariamente passando su uno o più ponti.

IMG_9496.JPGBrema ci accoglie con la pioggia e con la curiosa statua di un incantatore di maialini. Il viale centrale che attraversiamo è ampio, piacevole, fiancheggiato da belle case bianche dai tetti spioventi. In cima, appena prima di arrivare al Markt (piazza principale), tante bancarelle piene di fiori. La piazza è davvero enorme, bellissima, dove il duomo, dedicato a San Pietro (St. Petri Dom) troneggia con i due altissimi campanili dal tetto di rame, circondato dalle belle case alte e strette, dalle facciate impreziosite con decori architettonici. E’ una chiesa evangelica, con un interno spoglio e solenne, oltre a una piccola parte museale che visitiamo, sebbene sia di limitato interesse, salvo un antico testo amanuense.

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Di fronte al Duomo sorge il Municipio, un edificio bellissimo, forse il più prezioso della piazza, che risale ai primi anni del 1400. Lo stile è gotico, con successive aggiunte tardo rinascimentali. Davanti al Municipio c’è la curiosa, altissima statua di Rolando, e quasi di fronte quella dedicata ai Musicanti di Brema, dalla fiaba dei fratelli Grimm.

IMG_9550.JPGRacconta la fiaba che un giorno quattro vecchi animali, un asino, un cane, un gatto e un gallo, consapevoli di rischiare di essere uccisi perché ormai troppo vecchi per avere ancora utilità, decisero di scappare dalla fattoria dove vivevano e si rifugiarono in un vecchio edificio. Questo era già occupato da un gruppo di feroci malfattori. Gli animali, per osservare meglio, si disposero uno sopra l’altro (così come sono raffigurati nella statua) e in questo modo vennero visti dai briganti, che credettero di essere davanti a un mostro altissimo con quattro paia di occhi. Così i malfattori fuggirono e i quattro “musicanti” vissero sicuri e tranquilli nel nuovo rifugio.

Ci avviamo nella Böttcherstrasse, originale strada voluta nel 1931 da Ludwig Roselius, noto al mondo per essere l’inventore del caffè Hag. La strada si annuncia con una vistosa insegna dorata che raffigura l’arcangelo Michele mentre lotta con il drago, ma rimanda un po’ a esasperazioni di regime. La strada però è davvero carina, con le case dai mattoni a vista e decorazioni geometriche.

IMG_9537Quasi senza accorgercene raggiungiamo la piazza del Glockenspiel, il carillon, che proprio dopo pochi minuti comincerà la sua esibizione: sul muro si apre una finestrella e numerose figure si susseguono, con un omaggio a scienziati e navigatori non solo tedeschi. La bellezza di questa architettura è un po’ ingabbiata in un rigore ben diverso dalle linee morbide della cultura mediterranea, ma non lascia indifferenti ed è variegato e simpatico.

Poco oltre la Böttcherstrasse c’è il fiume Weser: lo raggiungiamo all’altezza della chiesa di San Martino. Ci perdiamo poi un po’ in giro per tornare verso lo stupendo Markt, che ammiriamo volentieri ancora un po’, e ci dirigiamo verso un’altra zona famosa e caratteristica, lo Schnoor. Si tratta del vecchio quartiere marittimo, poi diventato a luci rosse, e oggi ancora trasformato in una pittoresca stradina dove si susseguono ordinatamente piccole, vecchie case dai tetti spioventi e dalle facciate colorate. Non mancano negozi di tutti i tipi, locali e gallerie d’arte. La parola “schnoor” significa “fila” nel dialetto locale, e indica proprio la regolare processione delle case che lo compongono. E sono davvero una diversa dall’altra, per colori, decorazioni, addobbi floreali, tutte perfettamente curate.

La sosta finale è da Hachez, famosissimo cioccolatiere dove facciamo scorta di cioccolato puro, squisito, e praline dai gusti assortiti da portare con noi in Italia e assaggiare in famiglia.
Un’ultima occhiata al meraviglioso Markt e ai bellissimi palazzi che vi si affacciano, e d è ora di tornare a prendere il treno che ci riporterà ad Amburgo. Riprendiamo lo stesso sentiero della mattina, ma con maggior piacere: stamattina pioveva, ora c’è un bel sole che colora il mondo.

Alla sera ceniamo da Kartoffen Keller e ci scaldiamo con una bella zuppa di patate servita in un’originale zuppiera-scaldavivande. La buonanotte ci viene data dalla città illuminata, a partire dallo scenografico Rathaus.

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15 giugno – Stamattina è domenica, l’unico giorno in cui il Fischmarkt è aperto al pubblico. Andiamo rapidamente a visitarlo, scendendo con la metro alla fermata di Reeperbahn (la fermata del quartiere a luci rosse, dove andremo domani). La parte esterna è un variegato, ma tutto sommato consueto, mercato del pesce. La parte all’interno della struttura è uno spettacolo, anzi, molti spettacoli: un mare di persone sedute a tavoli di lunghezza interminabile, che ascolta musica, beve birra, mangia salsicce, incurante del fatto che sono solo le 10 del mattino. Non ci vuole molto a capire che questo ambiente è coinvolgente per i nottambuli, che vengono qui a fare l’alba, piuttosto che chi arriva, come noi, all’ultimo momento, e si trova un po’ spiazzato davanti a tanta energia a cui ancora non è ben pronto. Comunque la struttura è bellissima, possente e in sintonia con l’architettura di Amburgo, in mattoni e ferro.

Lasciamo il Mercato del pesce perché abbiamo un appuntamento con Annalisa, vecchia (non di età!) amica di famiglia, che gentilmente ci accompagna a visitare il maggiore dei laghi Alster. Sarà che è domenica mattina, ma si respira un’aria tranquilla e rilassata che rivela l’altra anima di Amburgo. Le placide acque del lago lambiscono percorsi pedonali dove si corre, si cammina, si va in bicicletta. Nei locali che si affacciano sull’acqua si sorseggia birra o caffè, senza fretta. Complice di tutto questo è senz’altro il bel tempo e la temperatura gradevole, due variabili che, come già detto, gli amburghesi non si lasciano sfuggire e godono fino in fondo, quando ci sono.

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Salutiamo, grati, Annalisa, e ci dirigiamo alla stazione, perché nel pomeriggio è in programma la visita a Lubecca. La “Regina delle Hanse”, fondata nel XII secolo, ci accoglie con il suo aspetto da libro illustrato, attraverso la splendida Holstentor, la costruzione in mattoni rossi con i due tetti conici perfettamente a punta.

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Lubecca è un’isola circondata dal fiume Trave, nel quale si rispecchiano antichi edifici e magazzini (Salzspeicher, per immagazzinare il sale necessario alla conservazione delle aringhe e pagato con le pellicce scandinave), testimonianze di una storia commerciale potente, sia le vecchie case caratteristiche, dalle facciate colorate e dai tetti a punta. Anche Lubecca è stata quasi completamente distrutta dai bombardamenti durante la seconda Guerra Mondiale, ma ancora una volta bisogna riconoscere al popolo tedesco la capacità di ricostruire nel pieno rispetto della storia e della tradizione. Affrontiamo la città da una zona pedonale, e il primo incontro è con il Museo delle Marionette, ben riconoscibile dalle decorazioni esterne e sulle finestre. Per avere un punto di vista panoramico ci arrampichiamo (con l’ascensore) sul campanile della Petrikirche, dalla quale ammiriamo il panorama dei dintorni, i tetti aguzzi nelle strade sottostanti, la splendida piazza, la Hostentor, e naturalmente il fiume.

L’interno della chiesa stessa è molto interessante: quasi a monito della pesante distruzione subita, è rimasta vuota, immacolata, e ospita solo una grande scultura che ricorda una scala, appesa al soffitto. Ma Lubecca è una grande città, ricca di punti di interesse, strade eleganti dove si affacciano palazzi austeri e patrizi, e chiese solenni. Ci perdiamo nelle sue strade e nei suoi viali fino a raggiungere la cattedrale, il Dom, che sorge in mezzo al verde, in un angolo raccolto e tranquillo lontano da traffico e rumore.

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La chiesa è impreziosita all’interno da un’elaborata scultura linea che rappresenta il Crocifisso inserito in un contesto elaborato dove compare anche un orologio. Siamo fortunati a essere qui nel mese delle rose, perché i cortili sono meravigliosamente fioriti e colorati.

Il nostro percorso arriva finalmente al Markt dove sorge il Rathaus, una complessa costruzione gotica schiarita da un bello scalone di marmo bianco, rinascimentale.

IMG_9699.JPGQui c’è la pasticceria Niederegger, un posto incantevole dove acquistiamo, e assaggiamo, il marzapane di Lubecca, la specialità del posto. Lubecca ha dato i natali a molti personaggi noti, che hanno lasciato un segno nella storia, e che qui hanno ancora la loro casa: Willy Brandt, la cui abitazione è diventata un museo, lo scrittore Premio Nobel Gunther Grass, la casa di famiglia di Thomas Mann (Buddenbrookhouse).

IMG_9749.JPGNel lungo ritorno verso la stazione abbiamo modo di incontrare la Katharinenkirche, purtroppo inaccessibile (contiene un quadro del Tintoretto), e la Marienkirche, che, come leggiamo, è la terza chiesa più grande della Germania. A fianco della chiesa c’è la statua di un simpatico diavoletto seduto su una enorme trave. Dice la leggenda che, quando si iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa, il diavolo credeva fosse un’osteria, ed era contento, perché già molte anime erano arrivate a lui attraverso la frequentazione di simili posti. Così il diavolo si unì alla folla e aiutò nella costruzione, senza badare alle fattezze che l’edificio andava acquisendo. Un bel giorno, però, il diavolo si rese conto di cosa davvero stava sorgendo e, incollerito, prese una pesante trave per lanciarla contro le pareti già costruite. Stava per sferrare il colpo quando un bel giovane gli gridò: “Fermati, Diavolo! Lascia quello che è già costruito! Per te, costruiremo un’osteria nelle vicinanze”. Il diavolo fu molto soddisfatto, e posò la trave di fianco alla chiesa, dov’è tutt’ora, e sulla quale si è poi seduto, come testimonia la statua che lo raffigura. Di fronte, c’è veramente un’osteria, anzi, un wine bar, quella del Comune di Lubecca.
Rientriamo ad Amburgo. La giornata è stata intensa, siamo un po’ stanchi, è la sera giusta per provare la Brasserie dell’albergo. La cucina tedesca non riserva sorprese, ma qui si mangia bene. Io scelgo un piatto di riso e verdure ben cucinato, e per una volta preferiamo il vino alla birra.

16 giugno – Oggi, finalmente, ci dedichiamo alla visita approfondita (faremo del nostro meglio) ad Amburgo. Incominciamo con il monumento più toccante, la chiesa di Sankt Nikolai. Il santo è protettore di marinai e viandanti, e una prima cappella a lui dedicata venne eretta nel XII secolo. Successivamente la costruzione è stata ingrandita in tutte le direzioni, tanto da diventare la struttura più alta al mondo alla fine del 1800, quando un enorme incendio la danneggiò gravemente. Venne ricostruita e tale rimase fino alla II Guerra Mondiale. Nel 1943 la Luftwaffe bombardò a tappeto la città inglese di Coventry, con un’operazione unica, fino a quel momento, tanto da dare il nome alla tecnica usata. Qualche tempo dopo, nei primi giorni di luglio 1943, per nove giorni consecutivi, la Royal Air Force rispose con l’operazione Gomorrah, una serie di bombardamenti altrettanto devastanti, che distrussero quasi tutto il centro cittadino, fecero migliaia di vittime e un numero ancora più alto di senzatetto.

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IMG_9768.JPGOggi la chiesa di Sankt Nikolai vuole essere un ricordo di quella devastazione e un monito per le generazioni future: l’interno è rimasto tale, si è solo provveduto alla sicurezza. Un ascensore porta in cima al campanile, completamente transennato, dove si gode un bel panorama della città, ma si vedono anche le foto a testimonianza della devastazione subita da Amburgo. A fianco alla chiesa, un museo memoriale che ribadisce la tragicità dei momenti e puntualizza le responsabilità trasversale da parte di tutte le nazioni belligeranti.
Ci avviamo ora verso la zona del porto per pranzare con birra, wurstel e patatine fritte, facciamo un veloce shopping all’Hard Rock Café e proseguiamo verso St. Pauli, famoso per essere il quartiere a luci rosse, in realtà una strada sporca e squallida con ben poca attrattiva. Niente a che vedere con l’omonimo quartiere di Amsterdam e le sue vetrine, o con Pigalle a Parigi. Qui, in una strada trafficata e rumorosa, si affacciano vetrine tristi di ogni genere, e ogni tanto un locale a luci rosse tenta di farsi notare. Proprio qui però troviamo la Beatle-Platz, una piccolissima piazza a forma di disco microsolco dove sono ritagliate le sagome in acciaio dei Fab Four. Per un attimo sogniamo di essere John, Paul, George o Ringo, che proprio ad Amburgo hanno tenuto i primi concerti e hanno cominciato a farsi notare, prima di incidere la loro traccia nella storia.

Amburgo è una grande città, e perdercisi passeggiando in giro porta via tutta la giornata. Alla sera torniamo sul Binnenalster, ceniamo in un piccolo locale, Grill & Green: il cibo non è granchè, ma la birra è ancora una volta squisita.

17 giugno – Ultime ore in Germania. Annalisa ci aveva parlato di un parco molto vicino al nostro albergo, Planten un Blomen, e ci sembra una meta perfetta per godere della giornata tiepida e soleggiata. Il parco è splendido: curato dall’Università, ha percorsi a tema legati a diverse varietà botaniche, incluse quelle tropicali, con fioriture rigogliose, verde ricchissimo, percorsi acquatici, silenzio e tranquillità.

Il percorso nel parco ci porta a vedere altre zone di Amburgo, ma vogliamo tornare a salutare il Rathaus. E’ aperto, e lo visitiamo internamente, per quanto possibile. Il salone di ingresso è elegante, diviso in più navate da colonne con una decorazione che ricorda il gotico flamboyant, arredi in legno, lampade preziose e specchi luminosi. Ospita una mostra fotografica di interesse locale, ed è invaso da un gruppo di simpatici ragazzini che stanno facendo una ricerca. Lo attraversiamo e ci troviamo nella piazza con la fontana della peste, e da lì entriamo, di fronte, negli spazi della Camera di Commercio di Amburgo. Questo è un edificio davvero bello, luminosissimo, con un’enorme vano centrale aperto fino al tetto, intorno al quale corrono due piani di ballatoi ben decorati con colori delicati. Nel pianterreno resistono gli scranni in legno intestati ad aziende e persone, oggi forse scomparse, e in un angolo sono rappresentati i sigilli dei land tedeschi. Nel contempo, attrezzature ad alta tecnologia rendono attuale questa istituzione.

Sulla strada del ritorno c’è ancora il tempo per una visita alla chiesa si St. Jacobi, un’ulteriore testimonianza della ricostruzione di Amburgo, in quanto anche qui convivono antichi decori che hanno resistito alla distruzione con interventi moderni.
All’ora di pranzo io convinco tutti a scegliere il ristorante Friesenkeller, che si affaccia su un canale del Binnenalster, e infatti mangiamo sull’acqua: finalmente assaggio l’aringa!
Sono gli ultimi passi ad Amburgo prima del viaggio di ritorno. E’ una città molto grande, della quale abbiamo visto solo una piccola parte, trascurando sicuramente aspetti importanti come le spiagge romantiche o quartieri particolari. La sensazione è di aver conosciuto una città dove gli abitanti hanno trovato un equilibrio quasi perfetto tra impegno e piacere, dove la stessa allegra energia è distribuita in tutte le attività, nel rispetto reciproco, nel piacevole ordine rigoroso, in una certa serenità dell’aria.

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