(24 – 26 giugno 2013)

24 giugno 2013 – Nonostante ci vantiamo di conoscere bene la nostra penisola, e pure abbiamo fatto qualche viaggetto in diversi punti del mondo, alcuni piuttosto lontani, c’è ancora qualche angolo d’Italia che non abbiamo battuto. Eccoci in viaggio verso il Veneto e il Friuli Venezia Giulia.

La prima tappa è Bassano del Grappa, dove alloggiamo all’hotel Ca’ Sette, leggermente decentrato ma ubicato in una splendida villa del 1700 con caratteristiche palladiane, nella quale ha sostato anche Napoleone.

Il contesto è elegante e semplice, appoggiamo le valigie e andiamo subito a visitare Marostica, la “Città degli Scacchi”.

E’ un borgo medievale tranquillo e silenzioso, con bei balconi fioriti e portici accoglienti, reso celebre dalla partita a scacchi con personaggi viventi che si svolge sulla enorme scacchiera nella piazza, appunto, degli Scacchi, davanti al Castello Inferiore. La piazza è molto bella e grande, sarebbe notevole anche senza scacchiera.

La partita viene organizzata e giocata nel secondo fine settimana di settembre, siamo quindi molto lontani dall’evento e di conseguenza non se ne respira ancora l’organizzazione, ma i richiami non mancano. Il Castello Inferiore, preceduto dall’immagine di una scala, simbolo degli Scaligeri, propone all’interno i costumi di scena.

La struttura è possente, con una bella corte e, ai piani superiori, sale e saloni affrescati con varie immagini e stemmi gentilizi. La Sala del Consiglio è tutt’ora utilizzata per le riunioni del Consiglio Comunale. Percorriamo il Cammino di Ronda, posto a 20 metri di altezza, che permette una bella vista panoramica dei dintorni, e contiene l’antica campana un tempo usata per convocare il Consiglio.

Ci dirigiamo verso la passeggiata panoramica, con la speranza di raggiungere il Castello Superiore, una costruzione un po’ diroccata posta il cima al Colle del Pauso, e anticipata dalle cerchia delle mura. Scopriamo che non è così semplice, il percorso è molto ripido e impegnativo, ma cominciamo qui ad avvertire il profumo del gelsomino fiorito, nota odorosa che ci accompagnerà per tutto il viaggio. Visitiamo comunque i dintorni, dove possibile, e incontriamo nel percorso la Chiesa del Carmine, dalla bellissima facciata barocca e con, all’interno, due bei paliotti in legno intagliato posti sugli altari laterali; la Chiesa di S. Antonio Abate, costruita nel 1300, oggi arricchita da una bella facciata neoclassica e da un pregevole campanile; di fronte, la Scoletta del Santissimo Sacramento, oggi adibito a spazio per mostre d’arte.

La giornata si sta rannuvolando, e noi continuiamo per Asolo, un vero gioiellino medievale circondato dalle mura ricche di vegetazione rigogliosa, che raggiungiamo dopo una lunga e tortuosa salita. Comincia a piovere, e approfittiamo dei portici per fare comunque un giro in città, ben riparati. Uno dei primi monumenti che incontriamo è la Cattedrale, davvero splendida e molto ricca all’interno. Non lontano, una fontana scavata nelle fondamenta massicce di una casa sconsiglia di abbeverarvi i quadrupedi. Io sono bipede, e bevo. Ci arrampichiamo fino alla piazza maggiore, panoramica verso la valle in basso e verso la Rocca e una Villa Palladiana in alto. Asolo meriterebbe più tempo e più attenzione, purtroppo la pioggia forte ci costringe a scappare.

La prossima tappa, del tutto didascalica, è rappresentata da Possagno, patria di Antonio Canova. Qui il sommo scultore è celebrato con un mausoleo imponente e francamente bruttino, raggiungibile attraverso una strada dedicata rigogliosa di gelsomino fiorito. C’è poi la Gipsoteca, accanto alla casa natale, che raccoglie un po’ tutta la storia delle sculture del Canova, ma a mio avviso la bellezza del luogo risiede nella splendida natura che lo circonda.

Facciamo tappa per il pranzo all’Osteria San Marco di Crespano del Grappa, un locale simpatico segnalato dallo Slow Food, dove io mangio il baccalà mantecato (e questo sarà l’unico piatto tipico della zona che riuscirò ad assaggiare durante questa breve vacanza). I proprietari sono molto simpatici, avviamo una conversazione basata sui confronti tra la cucina ligure e veneta, e loro si stupiscono non poco che in Liguria non ci sia nemmeno un liquore tipico …

Rientriamo a Bassano del Grappa e ci dedichiamo totalmente alla visita della città. La parte esterna è “la città che sale”, moderna e in espansione, dove si distingue il Tempio Ossario, costruito per dare adeguato riposo ai caduti in battaglia. All’interno è racchiuso il centro storico, che conserva le sue origini medievali in un’atmosfera tranquilla, accogliente e moderna.

Il fulcro è rappresentato dal fiume Brenta, che la divide salomonicamente in due e le regala l’energia della sua corsa veloce.

E ancora più famoso del fiume c’è il Ponte degli Alpini, le cui prime origini risalgono al 1200 circa, ma che deve l’architettura attuale al disegno del Palladio, il quale lo ha pensato in legno, elastico per reggere le piene del Brenta. Il ponte è bellissimo e struggente perché ancora porta i segni delle battaglie a cui ha assistito.

Bassano è stata insignita di numerosi meriti al valore militare, ma oggi noi la guardiamo come una città pacifica, dove il centro è rappresentato dalle tre piazze consecutive: piazza della Libertà, al centro, molto ampia e sede di incontri e manifestazioni (vi stanno allestendo una sorta di campetto sportivo); piazza Monte Vecchio, con l’antica sede del Monte di Pietà e la più vecchia rappresentazione del simbolo di Bassano, due leoni rampanti realizzati in pietra, e piazza Garibaldi, ancora molto grande, circondata da eleganti palazzi storici e sulla quale si affaccia la chiesa di San Francesco, la più antica della città. È in stile romanico, a croce latina, la facciata con struttura a capanna e l’agile protiro ad archi a tutto sesto sono ancora quelli costruiti nel 1306. 

Chiudiamo in bellezza la giornata con uno spritz in compagnia di un “vecchio” caro amico, Marco.

La cena è squisita al ristorante Pulierin, situato sui colli e con una bellissima vista aperta sulle colline intorno e le vigne. Io vorrei assaggiare il fegato alla veneta, presente nel menu, ma non c’è … mangiamo e beviamo bene, ma non assaggiamo niente di veramente tipico.

25 giugno – Dopo una deliziosa colazione nella dependance dell’hotel, caratterizzata dal pavimento a mosaico veneziano e dalla vista su Bassano, ci rimettiamo in viaggio verso la zona del Valdobbiadene.

La prima tappa è Conegliano Veneto, patria di Cima, bella cittadina nella quale se ne respira l’importanza strategica ed economica. La via centrale è di stampo medievale, molto bella ed elegante come sono tutte queste cittadine. Visitiamo l’ex Convento di San Francesco, ora utilizzato come luogo d’incontri, in una bellissima posizione panoramica, con un pregevole chiostro e un pozzo del XVII secolo. Ci avviamo verso il Duomo, che ha l’entrata laterale sotto i portici: già in esterno la facciata è affrescata con delicatezza, all’interno c’è la pala della Sacra Conversazione di Cima. Quasi di fronte al duomo c’è Casa Piutti, rinascimentale.

Lasciamo Conegliano, fiancheggiamo la strada del Prosecco che ci porterà in Friuli Venezia Giulia, arriviamo ad Aquileia.

Qui alloggiamo a La Rosta, un piacevole agriturismo all’interno dell’azienda agricola.

Il tempo di lasciare le valigie e fare un pasto leggero, poi andiamo subito ad Aquileia. La città, che sorge lungo la via Giulia Augusta, conserva importanti resti romani (abitazioni, il foro, il porto fluviale), ma si va ad Aquileia soprattutto per visitarne il Duomo e il suo incredibile mosaico. Tutto il pavimento della chiesa è coperto da un mosaico policromo, paleocristiano, di incredibile bellezza e precisione, che risale al IV secolo. Sono rappresentate scene diverse con animali, personaggi tutti  ispirati alle Scritture, ai cicli della natura, a ritratti di personaggi e benefattori. I mosaici sono composti con grande cura e precisione, i chiaroscuri sono rispettati con una perfezione che sarebbe difficile da ripetere anche con il pennello. Non ci si stanca di guardarlo.

All’interno della chiesa si aprono due cripte, una che propone affreschi dedicati ai Santi Ermacora e Fortunato, ai quali è dedicata la chiesa, e una nella quale stanno venendo alla luce altri mosaici, e dove si apprezza il differente livello del pavimento rispetto ai tempi attuali.

Dopo questa visita lasciamo Aquileia per una breve visita a Grado, cittadina balneare affacciata sulla laguna veneta. Già raggiungerla è un piacere, perché all’improvviso, anziché essere circondati da boschi, ci si ritrova a viaggiare in mezzo al mare, sopra un lungo ponte che unisce Grado alla terraferma. La cittadina è un misto di modernità romagnola, misurato lusso toscano e qualche tocco veneziano, come il campiello che scopriamo per caso. Raggiungiamo la spiaggia, molto bella e ampia, ma molto sabbiosa, e in quel momento il tempo comincia a farsi minaccioso: decidiamo di tornare indietro al più presto. Scopriremo poi che la pioggia si era abbattuta poco più a nord, lasciandoci perfettamente asciutti ;).

La cena alla Rosta è soddisfacente, purtroppo anche qui ho una delusione: vorrei  assaggiare il frico, piatto tipico della zona, ma è finito! Mi accontento di un buon primo, gnocchi con ragù di anatra, e di qualche affettato locale. Dopo cena tentiamo una passeggiata nella campagna intorno, ma purtroppo il fondo è troppo bagnato per allontanarci troppo.

26 giugno – Oggi dobbiamo raggiungere l’Emilia Romagna, ma prima di rimetterci in viaggio facciamo una sosta a Palmanova, la città-fortezza con il curioso perimetro esagonale che riprende la forma della grande piazza centrale. Non c’è niente a Palmanova, salvo l’esagono …

Si riparte: la prossima tappa è Pavullo nel Frignano, dove ceniamo a ci fermiamo per la notte nell’agriturismo di Beneverchio: cena eccellente, dove la piccola Stella mi dà la ricetta del gnocco dolce, la camera un po’ meno.

Ma questa è un’altra storia …