(19 aprile – 21 aprile 2012)

Con pochi euro e un breve volo si può raggiungere Saragozza. E noi andiamo, olè.

19 aprile

Ci incontriamo all’aereoporto di Orio al Serio, siamo in dieci, con noi:

il tour leader Gianni

la first lady Tiziana

la dolce Assunta

il dinamico Luigi

il sensibile Giovanni

la pragmatica Giovanna

la solare Mirella

il deciso  Paolo

L’aereo parte puntualissimo e dopo meno di due ore atterriamo in Spagna, a Saragozza, città capoluogo dell’Aragona. Il piccolo aeroporto sorge accanto a un’importante base militare dell’aviazione spagnola, in una zona dall’aspetto un po’ desolato e arido, e il panorama non cambia nel percorso in autobus verso la città, se non per le numerose pale eoliche che svettano in lontananza. In realtà l’Aragona è una regione abbastanza fertile e ricca di industrie, ma per quanto ci riguarda non ne vediamo traccia. L’autobus ci lascia in un viale centrale, vicino alla Puerta del Carmen, e con una breve passeggiata raggiungiamo l’hotel Avenida, essenziale ma confortevole. Ci riposiamo pochi minuti nel salotto dell’albergo e poi via! alla scoperta di Saragozza.

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Di fronte all’hotel c’è il Mercado Central, un’ampia costruzione dedicata che ricorda un po’ la Boqueria di Barcellona, dove la merce è esposta in bell’ordine come nei mercati magrebini. E’ sempre interessante la visita al mercato per cogliere le abitudini alimentari del posto e dare un’occhiata ai prodotti tipici, anche se ormai la globalizzazione rende tutto il mondo un po’ uguale a se stesso … Usciamo dal mercato, siamo diretti verso il fiume Ebro, l’arteria che separa la città storica dalla periferia moderna, e incontriamo le monumentali Murallas Romanas, le vestigia che hanno protetto la città per 2000 anni attraverso le epoche romana, visigota, musulmana e cristiana.

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Oltre le mura romane ci aspetta la facciata della chiesa di San Juan de los Panetes, ma soprattutto il Torreon de la Zuda, di origine musulmana. Oggi ospita l’ufficio del turismo, e le sue eleganti proporzioni risalgono al XVI secolo, ma in origine faceva parte dell’alcazar di Saragozza.

Nonostante le indicazioni ci dicano che dal tetto si gode un bel panorama della città, decidiamo di non visitarlo, e proseguiamo la nostra passeggiata fino all’Ebro.Il fiume è ampio e suggestivo, ma il suo aspetto fangoso rivela subito che non è navigabile: niente gita in barca!

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Ritorniamo sulla maestosa piazza di Nostra Signora del Pilar, dove si affaccia l’omonima basilica, meta di pellegrinaggio. E’ con questo nome che in Spagna viene venerata la madre di Gesù, ed è la patrona della Spagna. Cominciamo la nostra visita nella Basilica: dice la leggenda che la costruzione della chiesa è stata chiesta all’apostolo Giacomo dalla Madonna stessa, e infatti all’interno della basilica c’è il “pilar”, ovvero la colonna dove la Madonna avrebbe posato i suoi piedi. Il santuario è il più antico di Spagna e, forse, di tutta la cristianità. Oggi ha proporzioni gigantesche, l’interno è in stile barocco suddiviso in numerose cappelle. I quadri e gli affreschi sono tutti di qualità, in particolare rivolgiamo la nostra attenzione agli affreschi di Francisco Goya nella volta del Coreto e nella cupola Regina Martyrum (per fortuna, data la poca luce, ce n’è una piccola copia appoggiata a una parete della chiesa, così da ammirarla comodamente). Il monumento più impressionante è senz’altro la pala dell’altare maggiore,capolavoro in alabastro che rappresenta diversi momenti della vita della Madonna, realizzato  in  modo così fine da ricordare il pizzo. Molto bello anche il coro rinascimentale con la cappella che ospita l’immagine della Vergine del Pilar.

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Sulla piazza si affaccia anche la Lonja dei Mercaderes, o Borsa dei Mercanti, costruita con questa funzione nel 1500, oggi sede di mostre. La facciata è severa, molto bella, caratterizzata da una gronda vistosa e da una galleria di archi, e realizzata nello stile che troveremo ripetuto in città, ovvero con mattoncini marroni a vista. L’interno è un esempio di stile rinascimentale aragonese, con imponenti colonne e bellissime volte stellate, mentre ai lati due leoni sostengono lo stemma dell’imperatore Carlo V. Siamo molto fortunati, perché possiamo vedere la mostra fotografica di uno dei più grandi autori spagnoli: la mostra è ambientata in varie città della Spagna negli anni 1950-60.

Ormai è quasi sera, proseguiamo un po’ la nostra passeggiata per guardare dall’esterno la Seo, Cattedrale di Saragozza, ritorniamo sul fiume fino al Ponte di Pietra. Infine ci lasciamo rapire dalla suggestiva immagine della Basilica del Pilar al tramonto, e tornando verso l’hotel ammiriamo i tipici palazzi spagnoli, dalle facciate colorate e decorate e con i caratteristici terrazzi in ferro battuto. Per cena scegliamo il ristorante Casa Montañés, dove ci sfamiamo decorosamente.

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20 aprile – La prima visita in programma è per la Seo, la Cattedrale. Arriviamo talmente presto che dobbiamo aspettare qualche minuto per l’apertura, ma non importa, ci godiamo il tiepido sole della mattina. La chiesa ha facciata in stile barocco italiano e, intorno, splendidi ornamenti geometrici in ceramica policroma tipici dello stile mudejar aragonese. L’enorme interno è diviso in numerose cappelle, decorate per lo più da artisti spagnoli, sebbene non manchino interventi italiani. I dettagli più interessanti sono rappresentati dall’organo, che conserva tracce della stupenda scatola gotica del 1469, il lucernario a cupola, armoniosa fusione di architettura del rinascimento con elementi mudejar e, ancora una volta, la pala dell’altare maggiore in alabastro, qui policromo, che racconta la storia di San Lorenzo. Ma forse la ricchezza più interessante nascosta all’interno della cattedrale è la bellissima raccolta di arazzi, “Tapices del Capitolo Metropolitano di Saragozza”. Iniziata nel Medioevo, raccoglie oggi ben 63 arazzi provenienti dalle principali manifatture europee, divisi in diverse serie e temi, la maggior parte dei quali è “edizione principe”, cioè il primo arazzo di ogni cartone. Un tempo queste opere d’arte venivano usate durante le manifestazioni religiose, oggi sono protette e vengono esposte ciclicamente, in numero limitato.

Ci avviciniamo alla moderna fontana in pietra posizionata dall’altra estremità della piazza del Pilar, e ci avviamo senza indugio alla visita di un altro importante e caratteristico monumento, il Palazzo dell’Aljaferia. Si tratta di una delle più grandi testimonianze di architettura musulmana in Spagna, a simboleggiare lo splendore raggiunto all’epoca del regno di Taifa, e successivamente residenza per i Re Cattolici. Oggi è sede del Parlamento Aragonese. Della struttura originale islamica restano pochi reperti, parte delle mura e la grande torre del Trovador (di ispirazione per il Trovatore di Giuseppe Verdi), ma è molto elegante il patio che ci accoglie, e bellissima la piccola moschea decorata in colori vivaci, con uno scintillante mihrab. Proseguendo la visita attraversiamo un giardino realizzato secondo i canoni orientali, con alberi di agrumi e vasche dove, immagino, una volta scorreva l’acqua. All’interno i decori si trasformano, a testimonianza che il palazzo è stato rimaneggiato secondo stili diversi, con pavimentazioni in piccole piatrelle e soffitti di legno, decorati con sovrabbondanza di ornamenti, colori e dorature, ma comunque bellissimi ed eleganti. E’ spesso ripetuto il simbolo dei Re Cattolici, il giogo e le frecce. Il percorso ci accompagna per uno scalone principesco circondato da splendide finestre, arricchite con le decorazioni dell’arte islamica.

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Ci riposiamo in quello che era l’ampio fossato dell’Aljaferia, oggi un prato verde, e con le indicazioni di Giovanni ci chiudiamo tutti insieme in un cerchio, per fermare l’armonia che è nata tra noi e  unire le nostre energia in un’unica corrente positiva. E’ il momento del viaggio che forse ricorderemo con più intensità.

E’ ora di pranzo,  ci sediamo per uno spuntino a base di bocadillos vicino alla Plaza de Toros, intitolata “Coso de la Misericordia”. Come tutte queste arene, è molto bella, perfettamente circolare, con i caratteristici passaggi coperti su diversi piani, ma è ben triste pensare che ancora resista uno spettacolo feroce e cruento come la corrida.

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Costeggiamo il Palazzo Pignatelli, attuale sede del Governo di Aragona, e ritorniamo verso il centro, passando dalla Puerta del Carmen, uno dei simboli della città, eretta nel XVIII secolo, ma diventata baluardo durante la guerra di indipendenza spagnola (1808-1809) quando gli abitanti di Saragozza si difesero contro i francesi.

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La nostra passeggiata prosegue con il naso all’insù, per non perderci i bei palazzi così tipicamente spagnoli, con i terrazzi in ferro battuto e i bovindo in vetro trasparente. E’ piacevole perdersi tra le strette stradine, ma il nostro obiettivo è la cupola di Santa Maria del Pilar,per ammirare la città dall’alto. Oltre che bello, è interessante osservare l’urbanistica della città, i dintorni piuttosto desolati, l’Ebro imponente con i suoi ponti, e le cupole multicolore del santuario.

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Una breve passeggiata dietro l’hotel, in un quartiere dall’apparenza araba, ci porta a scoprire la bella chiesa dedicata a San Pablo, anch’essa in stile mudejar, con un’imponente pala sull’altare maggiore. Molto interessante è la torre campanaria, a pianta ottagonale, che sembra composto da più torri, incassate una nell’altra. A cena ci viziamo, ottima scelta il ristorante Albarracin.

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Tornando verso l’hotel quando ormai è buio, la basilica del Pilar illuminata ci appare in tutto il suo abbagliante splendore.

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21 aprile – La meta stamattina è l’area dell’Expo, la parte nuova di Saragozza costruita per l’evento del 2008. Scopriamo una piacevolissima passeggiata pedonale lungo il fiume, percorrendola incontriamo un ponte, molto bello e leggero, chiamato “Pasarela Manterola”, dal nome del suo costruttore. Poi ci fermiamo come bambini a giocare in una piccola palestra a cielo aperto, e in mezzo a un boschetto di tubi sonori. Osserviamo che purtroppo quest’area, pur essendo curata e frequentata da sportivi diversi, ha numerose costruzioni apparentemente vuote e inutilizzate. Nello spazio più ampio ci fermiamo sotto l’Alma del Ebro, una scultura alta 11 metri, composta da tante lettere bianche, nella quale si può entrare. Dopo pochi passi incontriamo la Torre del Agua, un bel palazzo alto la cui forma ricorda tante gocce d’acqua. Rientriamo verso il centro della città attraverso  il Puente del Tercer Milenio: un arco di 270 metri, il più lungo del mondo, e andiamo direttamente al ristorante dove, dopo una finta discussione, ci convinciamo tutti per un buon pranzo a base di carne cotta sul sale bollente. E’ tutto molto buono, anche il vino che non ci facciamo mancare.

Nel pomeriggio il tempo volge alla pioggia, ma per fortuna c’è una mostra dei disegni di Francisco de Goya al Museo Ibercaja Camon Aznar, Palazzo dei Pardo, un bell’edificio rinascimentale. All’interno di questo palazzo è stato collocato il Patio de la Infanta, parte di un palazzo nobiliare scomposto e spostato. Oltre ad alcuni meravigliosi ritratti eseguiti da Goya, ci sono numerose altre opere di artisti diversi, non solo spagnoli, alcuni davvero importanti. Vediamo anche una mostra di disegni, sempre di Goya, impressionati per i soggetti scelti (sono immagini di guerra e sofferenza), ma straordinari nell’evidenziare la magistrale capacità dell’artista a rendere situazioni complesse con pochi tratti di matita

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Rientriamo verso l’albergo, e l’ultima immagine di Saragozza è quella delle rovine del teatro romano   … game over! Si torna a casa.